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Magazine X115 X115 Placebo | Cos’è, Benefici, Cause | Effetto Placebo: Come Funziona

Placebo | Cos’è, Benefici, Cause | Effetto Placebo: Come Funziona

  • 13 minuti

Cos’è

Il termine "placebo" deriva dal latino placere, che significa compiacere.

In senso lato, il placebo può essere definito come un rimedio inefficace nel curare il disturbo o la malattia per cui viene somministrato.

Anche se il placebo sembra una “vera” medicina, di per sé non possiede alcuna proprietà curativa nei confronti della malattia o del disturbo per cui viene prescritto.

Nonostante l’assenza di effetti intrinseci, il placebo può portare benefici al soggetto che lo assume.

Le ragioni di questo fenomeno vanno ricercate in aspetti neurobiologici e psicologici come l’autosuggestione. La fiducia del soggetto nell’effetto curativo del trattamento può infatti tradursi in un beneficio sul piano terapeutico.

Si parla di effetto placebo quando una "finta cura", di per sé priva di effetto terapeutico, produce un miglioramento delle condizioni del paziente 1.

Esempi di interventi con placebo includono pillole di zucchero, iniezioni saline, compresse prive di principio attivo, manipolazioni e vari "rituali" terapeutici.

L’effetto placebo si verifica quando determinati interventi portano a un risultato benefico nonostante siano privi di questo potenziale 1.

Gli effetti del placebo sono stati dimostrati in molte condizioni, come il morbo di Parkinson, i disturbi del dolore, i disturbi d’ansia, la depressione, l’asma, la percezione della fatica durante lo sport e la sindrome dell’intestino irritabile 2, 3.

Definizioni

Placebo puro

Il termine placebo puro si riferisce a una sostanza farmacologicamente inerte, cioè priva di qualsivoglia effetto terapeutico intrinseco.

Esempli includono glucosio, amido, destromaltosio, lattosio, acqua mentolata e soluzione salina.

Placebo impuro

Il termine placebo impuro si riferisce a una sostanza che possiede una certa attività farmacologica, che tuttavia non è terapeutica per la condizione per cui viene prescritta.

Esempi di placebi impuri includono vitamine e minerali somministrati in assenza di carenze o aumentato fabbisogno, e farmaci antibiotici per infezioni virali non complicate 1.

Placebo in aperto

Si parla di placebo in aperto quando il paziente è consapevole di assumere una sostanza inerte e vi acconsente 4, 5, 6, 7.

Curiosamente, non è raro che il placebo produca benefici anche quando il paziente sa di assumerlo.

Effetto Nocebo

I risultati della somministrazione di un placebo possono essere neutri, positivi o negativi.

Talvolta, quindi, i trattamenti placebo possono produrre risultati indesiderati.

Il termine “effetto nocebo” deriva dal latino nocere, che significa “danno”, ed è comunemente usato quando un placebo provoca un risultato sfavorevole 8.

Alcuni Dati Interessanti

L’utilizzo del placebo da parte dei medici è molto frequente.

Secondo alcune stime, circa il 40% delle prescrizioni mediche funzionerebbe come placebo, con il medico che a volte ne è consapevole e altre no 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16.

Uno studio basato su un questionario ha riportato che il 77% dei medici intervistati prescriveva placebo almeno una volta alla settimana, con i placebo impuri che rappresentavano oltre il 90% 17.

Molte volte i medici non sono consapevoli di prescrivere un placebo, ad esempio quando prescrivono farmaci a dosi inferiori a quelle raccomandate, antibiotici per un’influenza non complicata, antibatterici per ferite cutanee pulite (per le quali basterebbe un antisettico) e integratori o rimedi omeopatici i cui effetti sono difficili da spiegare al di fuori dell’effetto placebo 18, 19, 20.

Una meta-analisi di studi osservazionali sull’uso del placebo nelle cure primarie ha mostrato che una media del 63% dei medici lo utilizza, con la maggior parte che sfrutta anche placebo impuri 20.

  • Si sospetta che il 50% della risposta ai farmaci antidepressivi sia dovuta all’effetto placebo 21.
  • Anche nell’insonnia, l’effetto placebo è importante: alcuni studi, tra cui una meta-analisi 22 e una linea guida di pratica clinica sull’insonnia 23, hanno riportato che il 50% dell’effetto ipnotico indotto dai farmaci Z (zoplicone, zolpidem e zaleplon) è stato associato a una risposta al placebo.
  • L’effetto placebo si verifica anche nell’ipertensione, sebbene sia lieve e transitorio, ed è correlato a un miglioramento dello stress del soggetto 24.
  • Una revisione di 8 studi su pazienti con tosse acuta o infezione del tratto respiratorio superiore, ha riportato che l’entità della risposta al placebo percepita arrivava fino all’85% (in termini di frequenza della tosse e degli attacchi di tosse) 25.
  • Una meta-analisi ha riportato che il placebo rappresentava il 45% della risposta ai farmaci prescritti per la fibromialgia, in termini di riduzione del dolore 26.
  • Secondo una revisione sistematica di 20 studi interventistici, gli effetti placebo hanno migliorato le prestazioni sportive con una dimensione dell’effetto da moderata a grande. Gli effetti nocebo, al contrario, hanno peggiorato le prestazioni con una grande dimensione dell’effetto (erano quasi due volte più forti degli effetti placebo) 27.

Cause – Come Funziona

L’effetto placebo è il risultato di un’affascinante connessione tra mente e corpo, che non è stata ancora del tutto compresa.

Si ritiene che siano pesantemente coinvolti fattori psicologici; in effetti si è visto che l’effetto placebo non compare nei soggetti in coma o con grave demenza 34.

I principali meccanismi psicologici coinvolti nell’effetto placebo sembrano essere il condizionamento classico e l’aspettativa.

Condizionamento classico

Il condizionamento classico è una forma di apprendimento in cui un determinato stimolo innesca una specifica risposta.

Di conseguenza, ogni volta che lo stesso stimolo si ripresenta, il paziente si autocondiziona plasmando le proprie aspettative sulla base della risposta precedentemente impressa nella memoria.

Per esempio, se un soggetto sta male dopo aver mangiato un alimento specifico, tenderà ad associare quel cibo all’esperienza negativa e ciò lo spingerà a evitarlo in futuro.

Allo stesso modo, è possibile associare la visita medica o un determinato rituale terapeutico al sentirsi meglio. In futuro lo stesso trattamento, anche se terapeuticamente inutile per il disturbo specifico, potrebbe migliorare la percezione di salute del soggetto.

Per lo stesso meccanismo, un paziente può segnalare una diminuzione del dolore dopo aver ricevuto una pillola placebo che assomiglia agli antidolorifici precedentemente assunti con successo per lenire il dolore 27.

Aspettative

L’effetto placebo ha una grande radice nelle aspettative di chi lo sperimenta.

Tali aspettative, infatti, possono incidere fortemente sul risultato terapeutico, influenzando le risposte psicologiche e fisiologiche al trattamento.

Le aspettative di un paziente possono essere indotte da istruzioni verbali o dall’apprendimento sociale.

Ad esempio, se un soggetto riceve un placebo che gli viene presentato come un farmaco molto efficace per il dolore, potrebbe modellare le proprie aspettative e percepire un’effettiva azione antalgica.

Un altro soggetto potrebbe sentirsi meglio dopo aver intrapreso un trattamento placebo per il semplice fatto di essersi impegnato in tale trattamento e credere nei suoi benefici.

Anche il tono di voce, il linguaggio del corpo e il contatto visivo da parte del medico possono essere rassicuranti, creando aspettative positive nel paziente che si traducono in un miglioramento clinico indipendente dall’effetto terapeutico del trattamento.

Ulteriori meccanismi

In generale, tra i molti elementi che possono contribuire all’effetto placebo ricordiamo 28, 29, 30, 31, 32:

  • aspetto e caratteristiche organolettiche del placebo (colore, dimensione, sapore ecc.),
  • ambiente e luogo in cui viene somministrato,
  • persona che somministra o prescrive il placebo,
  • gravità della condizione medica,
  • circostanze ambientali,
  • ricezione di informazioni riguardanti l’efficacia terapeutica del placebo,
  • prezzo del placebo,
  • suggestione orale (ad es. quando il trattamento viene descritto e presentato in modo da infondere fiducia nei suoi benefici),
  • il fatto che si tratti di un farmaco generico o "di marca"; ad esempio se un paziente ha sempre assunto un farmaco di marca potrebbe lamentare una scarsa efficacia del suo equivalente generico;
  • lo stato psicologico e la personalità del paziente: la risposta al placebo può essere influenzata da età, sesso o livello culturale; inoltre, sembra che le persone ottimiste siano più inclini all’effetto placebo;
  • aspetti genetici.

Degna di nota è l’influenza del rapporto medico-paziente, che può includere l’anamnesi/visita medica, l’esecuzione di test o esami complementari come l’ECG o la radiografia, e la prescrizione informata.

Infatti, l’empatia mostrata dal medico tende a innescare nel cervello una serie di complessi meccanismi psico-neuro-endocrini sviluppatisi nel corso dell’evoluzione umana e legati alla fiducia, al piacere e alle aspettative positive, che si traducono in un beneficio terapeutico 31, 33, 16.

Esempi di studi

Placebo ed Emicrania

Un interessante studio su 66 persone con problemi di emicrania ha valutato l’influenza dell’etichettatura del farmaco sui benefici riportati 35.

Il placebo e il farmaco sono stati somministrati una volta ciascuno cambiando 3 diversi tipi di etichetta (placebo, farmaco e placebo o farmaco), per un totale di 6 somministrazioni in concomitanza di 6 diversi episodi di emicrania. Un settimo episodio non è stato trattato.

Ai partecipanti è stato chiesto di valutare l’intensità del dolore 30 minuti dopo l’episodio di emicrania, prendere la pillola assegnata e valutare l’intensità del dolore 2,5 ore dopo.

Sia nel caso del farmaco che nel caso del placebo, l’effetto terapeutico è stato influenzato dall’etichettatura. In particolare, entrambe le pillole producevano benefici maggiori quando etichettate come farmaco, e minori quando etichettate come placebo.

Questo effetto era così forte che il farmaco etichettato come placebo ha fornito più o meno lo stesso sollievo dal dolore rispetto al placebo etichettato come farmaco.

Inoltre, il placebo ha sempre prodotto benefici superiori rispetto all’assenza di trattamento.

Placebo e Depressione

Uno studio ha indagato l’effetto placebo in 35 persone affette da depressione 36.

In questa ricerca, a ciascun partecipante sono state fornite pillole di placebo per una settimana. Alcune delle pillole sono state etichettate come "antidepressivi ad azione rapida" (placebo attivo) e altre come "placebo" (placebo inattivo).

Alla fine della settimana, i partecipanti sono stati sottoposti a una scansione PET per misurare l’attività cerebrale. Prima dell’esame, soltanto il gruppo che aveva assunto il placebo attivo ha ricevuto l’iniezione di un ulteriore placebo, presentata dal medico come un trattamento utile per migliorare il loro umore.

Nella seconda settimana, è stato seguito lo stesso identico protocollo invertendo le pillole nei due gruppi.

I ricercatori hanno osservato che la maggior parte delle persone ha sperimentato l’effetto placebo. Inoltre, le scansioni PET delle persone che avevano assunto il "placebo attivo" e l’iniezione di placebo hanno mostrato un aumento dell’attività cerebrale nelle aree che regolano lo stress e le emozioni, con riduzione della depressione riferita.

Si è anche visto che le persone che sperimentavano una maggiore attività nelle aree cerebrali sopraccitate hanno poi avuto una migliore risposta a un successivo trattamento farmacologico antidepressivo, somministrato nella fase finale dello studio.

Placebo e Attività fisica

Uno studio è stato condotto su 84 addette alle pulizie di 7 diversi hotel.

Alla metà delle lavoratrici sono stati illustrati i benefici della loro attività lavorativa (trattandosi di un lavoro attivo, con un buon livello di attività fisica), mentre all’altra metà non è stato detto nulla 37.

Sebbene il comportamento effettivo non sia cambiato, 4 settimane dopo l’intervento il gruppo informato ha percepito di fare molto più esercizio fisico rispetto a prima. Inoltre, rispetto al gruppo di controllo, queste lavoratrici hanno mostrato una diminuzione di peso, pressione sanguigna, grasso corporeo, rapporto vita-fianchi e indice di massa corporea.

Questi risultati supportano l’ipotesi che l’esercizio fisico influisca sulla salute e sul benessere psicologico anche attraverso l’effetto placebo 38, 39.

Placebo e Disfunzione erettile

Uno studio ha diviso 123 pazienti con disfunzione erettile in 3 gruppi: il primo credeva di ricevere una sostanza per il trattamento della disfunzione erettile, il secondo è stato informato che poteva ricevere un farmaco attivo o un placebo, e il terzo era consapevole di usare il placebo.

Dopo 8 settimane di trattamento la gravità della disfunzione erettile è migliorata leggermente in tutti e tre i gruppi, senza differenze significative tra loro 39.

Altri studi hanno osservato che non c’era alcuna differenza tra la risposta al placebo e agli inibitori della fosfodiesterasi 5 (come il "famoso" Viagra ®) in alcuni sottogruppi di pazienti con disfunzione erettile 1.

Secondo un altro studio, la probabilità di risposta positiva al placebo era maggiore negli uomini con meno di 45 anni, senza diabete e con disfunzione erettile lieve 40.

Studi controllati con Placebo

I placebo sono particolarmente importanti negli studi clinici, durante i quali vengono somministrati ai partecipanti del cosiddetto "gruppo di controllo".

Tipicamente, negli studi verso placebo i ricercatori suddividono i partecipanti in due gruppi.

A entrambi viene detto che stanno ricevendo un determinato farmaco. Tuttavia, mentre un gruppo (detto gruppo di intervento) riceve il vero farmaco, l’altro gruppo (detto gruppo di controllo) riceve una pillola inerte che assomiglia al vero farmaco (per aspetto e sapore) ma che non contiene principi attivi.

Si dice che lo studio è in cieco quando i pazienti non sanno se stanno assumendo il farmaco o il placebo.

Lo studio è invece in doppio cieco quando sia i pazienti che gli sperimentatori ignorano a chi viene somministrato il farmaco e a chi il placebo.

Nella ricerca clinica, gli studi randomizzati (cioè con assegnazione casuale dei pazienti nei due gruppi), in doppio cieco, controllati con placebo, hanno in generale un elevato peso scientifico rispetto ad altre tipologie di studi.

L’uso di un placebo negli studi è vantaggioso in quanto aiuta a ridurre al minimo l’influenza delle aspettative del paziente sul risultato. Non basta quindi che il farmaco o l’intervento terapeutico produca un beneficio, ma occorre che tale beneficio sia superiore a quello osservato nel gruppo trattato inconsapevolmente con placebo.

ATTENZIONE

Per valutare l’effetto placebo "puro" occorre confrontare un gruppo di pazienti trattati con placebo con un altro gruppo di pazienti non trattati.

Esistono infatti vari fattori che possono erroneamente essere scambiati per effetto placebo.

Ad esempio, un eventuale beneficio può essere attribuito erroneamente all’effetto placebo quando dipende da altri fattori, come 29:

  • evoluzione naturale della malattia (che tende al miglioramento spontaneo),
  • effetto pigmalione o Rosenthal (le aspettative degli osservatori sul beneficio terapeutico distorcono la percezione della realtà) e
  • effetto Hawthorne (i partecipanti, sapendo di essere oggetto di uno studio, cambiano il proprio comportamento).

Effetto Nocebo

Il termine nocebo deriva dal latino “nocere”, che significa danneggiare.

Si parla di effetto nocebo quando i sintomi peggiorano dopo la somministrazione di un placebo.

Questo effetto è meno studiato rispetto al tradizionale effetto placebo perché, da un punto di vista etico, non è accettabile studiare l’effetto nocebo nelle persone.

Infatti, per indurre un effetto nocebo, il soggetto dovrebbe essere sottoposto a una procedura stressante e ansiogena che fomenti aspettative negative in grado di determinare un peggioramento delle sue condizioni di salute. Questo danno non è chiaramente accettabile dal punto di vista etico.

Si ritiene comunque che i meccanismi dell’effetto placebo e nocebo siano simili, coinvolgendo entrambi gli aspetti psicologici già illustrati (tra cui il condizionamento e le aspettative).

Ad esempio, se il medico pone molto accento sui possibili effetti collaterali e sulla scarsa efficacia clinica di un trattamento, il paziente può suggestionarsi e percepire inconsciamente questi effetti negativi.

I sintomi più comuni dell’effetto nocebo includono nausea, secchezza delle fauci, sonnolenza, ansia, nervosismo, mal di testa, vertigini, astenia, vampate di calore, flatulenza, bassa pressione sanguigna e sensazione di pesantezza. Variano in intensità e scompaiono senza sequele quando il nocebo viene ritirato 41, 42, 43.

Uno studio che ha analizzato i dati di ampi studi randomizzati controllati con placebo sull’uso di statine ha mostrato che dal 4 al 26% dei pazienti nei gruppi di controllo ha interrotto l’uso del placebo a causa di effetti avversi percepiti 42.

I possibili fattori associati al verificarsi dell’effetto nocebo includono:

  • personalità pessimiste;
  • tendenza a somatizzare le proprie emozioni 32;
  • informazioni sulle reazioni avverse nei foglietti illustrativi farmaceutici 44, 45;
  • informazioni diffuse dai media 46, 47;
  • genere femminile 48.

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