INDICE ARTICOLO
Introduzione
L’idea di utilizzare i vaccini come cura per la dipendenza da varie sostanze è nata diversi anni fa dall’attenta osservazione dell’attività del sistema immunitario. Si è infatti osservato come il sistema immunitario, adeguatamente istruito, fosse in grado di inattivare farmacologicamente alcuni agenti (noti per essere responsabili della dipendenza fisica e comportamentale) prima che attraversassero la barriera emato-encefalica raggiungendo il sistema nervoso centrale. Infatti, gli anticorpi generati dalla somministrazione di un vaccino, interagendo con il farmaco in questione e formando aggregati molecolari anticorpo-farmaco, potrebbero impedire all’agente farmacologico di attraversare la barriera emato-encefalica e di espletare la sua attività neuro-modulatrice.
La Nicotina
Il fumo di tabacco è una sostanza in grado di dare dipendenza attraverso il suo principio attivo, la Nicotina. La Nicotina, infatti, entrando nella circolazione sistemica attraverso i polmoni, raggiunge il sistema nervoso centrale in soli 7 secondi, legandosi ai recettori nicotinici per l’Acetilcolina e inducendo la produzione e il rilascio di Dopamina. L’attivazione del sistema dopaminergico a livello limbico, promuoverebbe il senso di gratificazione legato al consumo di tabacco, innescando quei meccanismi fisici e comportamentali alla base della dipendenza. A complicare il percorso di disassuefazione da Nicotina, quindi, vi sarebbero proprio gli spiacevoli effetti collaterali legati all’astinenza da Tabacco, indotti proprio dai cambiamenti neuroendocrini sostenuti dalla Nicotina stessa. Per questo motivo, nel tempo, sono stati individuati principi attivi, come il Bupropione o la Vareniclina in grado di modulare l’attività “centrale” della Nicotina, competendo con la stessa per il legame ai recettori Nicotinici dell’Acetilcolina. Oltre alle suddette terapie farmacologiche, il cui tasso di successo ancora non raggiunge esiti soddisfacenti, diversi ricercatori in tutto il mondo propongono periodicamente strategie alternative. Tra queste negli ultimi anni sta prendendo piede il vaccino anti-Nicotina.
Il Vaccino
Il vaccino anti-Nicotina mira ad elicitare l’attivazione del sistema immunitario, in maniera specifica verso la Nicotina, inducendo la produzione di anticorpi in grado di neutralizzare l’attività biologica della Nicotina. Data l’incapacità della Nicotina di indurre da sola l’attivazione del sistema immune, nei vaccini si provvede a coniugare questa molecola con proteine immunogeniche, in grado di attivare le cellule presentanti l’antigene, e di indurre così l’attivazione del sistema T linfocitario. L’attivazione dei T linfociti, assieme alla scarica citochinica derivata, indurrebbe la produzione di anticorpi in grado di legare la Nicotina e formare complessi macromolecolari impermeabili alla barriera emato-encefalica. In questo modo, ogni qual volta si assume Nicotina, la presenza di anticorpi ridurrebbe gli effetti centrali di questa molecola, responsabili dei meccanismi di dipendenza. A fianco dell’immunizzazione attiva, appena descritta, alcuni autori hanno proposto anche un’immunizzazione passiva, rappresentata dalla somministrazione di anticorpi preformati. Se quest’ultima permetterebbe di controllare il titolo anticorpale e l’affinità degli anticorpi verso la Nicotina, modulando più finemente la risposta, l’immunizzazione attiva godrebbe invece di vantaggi rappresentati dai costi vantaggiosi, dalla necessità di ricorrere a poche inoculazioni e dalla migliore tollerabilità. Evidentemente, questo tipo di vaccino non risulterebbe però fruibile da pazienti affetti da deficit del sistema immunitario o da disturbi autoimmuni.
L’efficacia
Nonostante la recente introduzione, la letteratura scientifica offre spunti interessanti relativi all’efficacia dei vaccini anti-Nicotina. Ad influenzare l’efficacia del vaccino chiaramente contribuirebbe:
- La dose di Nicotina utilizzata;
- Il tipo di adiuvanti utilizzati;
- La frequenza e gli intervalli tra le varie vaccinazioni;
- Lo stato di salute complessivo del paziente e del suo sistema immunitario.
Secondo diversi autori, una risposta immunitaria sufficiente a bloccare l’azione della Nicotina si otterrebbe da uno a sei mesi in seguito a vaccinazioni ricorrenti ed ottimizzate da paziente a paziente. In studi di farmacocinetica, condotti per lo più su modelli animali, la distribuzione di Nicotina a livello del sistema nervoso centrale, nei ratti vaccinati, risulterebbe fortemente inibita e dirottata verso altri organi, come il tessuto adiposo o il polmone. Dai trial clinici attualmente disponibili emergerebbe la modesta capacità del vaccino di indurre una completa disassuefazione da fumo, ed una buona capacità di prevenire le ricadute. Evidentemente, gli studi attualmente proposti, ancora in fase embrionale, non consentono di trarre conclusioni adeguate.
Eventi avversi
Dai dati sperimentali di fase I, la somministrazione di vaccini anti-Nicotina avrebbe determinato sintomi simil-influenzali, dolori muscolari, aumento della temperatura corporea e reazioni avverse locali. Mancano evidentemente i dati a lungo termine, che risulterebbero preziosi nella valutazione della tollerabilità e sicurezza di questi vaccini.
Bibliografia
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