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Magazine X115 X115 Belladonna | Usi Medici e Ricreativi | Effetti e Avvelenamento

Belladonna | Usi Medici e Ricreativi | Effetti e Avvelenamento

  • 7 minuti

Che Cos’è

La belladonna (Atropa belladonna) è una pianta appartenente alla famiglia delle Solanaceae (la stessa di patate, pomodori e melanzane).

In base al dosaggio, la belladonna può essere considerata una pianta sia velenosa che medicinale.

Una singola foglia o 2-5 frutti sono sufficienti per uccidere una persona.

Caratteristiche e Curiosità

Il nome "Belladonna" deriva dall’uso che se ne faceva nel XVI secolo, quando l’estratto di questa pianta veniva usato per arrossare le guance e come collirio per dilatare la pupilla, dando risalto e lucentezza allo sguardo 1, 2.

La midriasi (dilatazione della pupilla) è legata al contenuto di alcaloidi tropanici (iosciamina, atropina, scopolamina) che bloccano l’azione del neurotrasmettitore acetilcolina.

Le proprietà velenose della belladonna erano note fin dall’antichità e sono persino menzionate nella letteratura storica, come nell’Iliade e nell’Odissea di Omero.

Il frutto della belladonna ha le dimensioni di una ciliegia ed è abbastanza simile al mirtillo, con un sapore piacevolmente dolce; pertanto, i bambini ne sono attratti e in virtù del basso peso corporeo sono particolarmente a rischio di intossicazioni fatali.

In epoca medievale, la belladonna è stata usata principalmente come veleno e come allucinogeno, insieme allo stramonio, nei rituali di stregoneria 2.

Come Funziona

Contenuto di Alcaloidi

La belladonna contiene fino a 20 diversi alcaloidi ad azione anticolinergica, che sfrutta come difesa contro gli erbivori.

Le radici contengono circa lo 0,7% di alcaloidi, mentre le foglie ne contengono leggermente meno (0,04%). Nei semi il contenuto di alcaloidi è di circa lo 0,06%, mentre i frutti ne contengono circa 2 mg per bacca 3, 4.

Gli alcaloidi anticolinergici più abbondanti nella pianta sono Iosciamina, atropina e scopolamina.

Funzioni dell’Acetilcolina

L’acetilcolina è una molecola che funge da mediatore chimico della trasmissione nervosa (è un neurotrasmettitore).

Agisce su tutto il sistema nervoso, sia centrale che periferico, attivando i muscoli scheletrici e promuovendo anche il rilassamento, la digestione e persino l’eccitazione sessuale.

L’acetilcolina rappresenta il neurotrasmettitore prevalente del cosiddetto sistema nervoso parasimpatico, che sostiene funzioni corporee attive nelle fasi di quiete e rilassamento.

In tal senso, l’acetilcolina si oppone agli effetti di adrenalina e noradrenalina, che sono i neurotrasmettitori tipici del sistema nervoso simpatico (attivo quando l’organismo è minacciato da un forte stress).

Anticolinergici

Gli anticolinergici sono principi attivi che bloccano l’azione dell’acetilcolina 5. Poiché bloccano di fatto il sistema nervoso parasimpatico sono anche noti come parasimpaticolitici.

L’azione farmacologica di questi farmaci, presenti anche nella belladonna, si manifesta con:

  • aumento della frequenza dei battiti cardiaci,
  • dilatazione dei bronchi,
  • diminuzione del tono della muscolatura intestinale, degli sfinteri e di altri organi a muscolatura liscia,
  • diminuzione della secrezione gastrica, salivare, sudorale, bronchiale ecc.

Questi medicinali possono trattare una varietà di condizioni, tra cui:

  • incontinenza urinaria;
  • vescica iperattiva;
  • asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO);
  • alcuni tipi di avvelenamento;
  • coliche e spasmi degli organi digerenti.

Meccanismo d’Azione della Belladonna

Gli alcaloidi della belladonna differiscono leggermente nei loro effetti, ma sono tutti accumunati da un’azione anticolinergica.

Iosciamina, atropina e scopolamina esibiscono analoghe azioni periferiche anticolinergiche, mentre a livello del sistema nervoso centrale si comportano in maniera opposta.

La scopolamina ha un effetto sedativo e narcotico molto potente, mentre atropina e iosciamina inducono (a dosi tossiche) uno stato di forte eccitazione corticale, con allucinazioni, euforia, eccitazione e perdita di memoria a breve termine.

La iosciamina e la scopolamina possono essere utilizzate come farmaci antispastici con azioni anticolinergiche, per combattere:

  • dolore e spasmi a stomaco e intestino;
  • dolore e spasmi dovuti a ostacoli nel flusso delle vie urinarie e delle vie biliari;
  • sindrome dell’intestino irritabile;
  • disturbi della vescica come cistite interstiziale e vescica iperattiva;
  • crampi mestruali, dismenorrea;
  • nausea e vomito postoperatori;
  • mal di movimento (cinetosi).

La scopolamina (o ioscina) rientra nella nota specialità medicinale Buscopan.

Usi Medici

Usi Passati

In passato, la belladonna e i suoi alcaloidi sono stati utilizzati per migliorare condizioni come:

  • Asma 6, 7;
  • Polmonite 8, 9;
  • Morbo di Parkinson 10, 11;
  • Malattia di Huntington 12, 13;
  • Cinetosi 14;
  • Scarlattina 15;
  • Indigestione 16;
  • Ostruzione intestinale 17, 18;
  • Diabete insipido 19, 20;
  • Dolore articolare e nervoso 21, 22, 23;
  • Debolezza nei muscoli e nei tessuti dell’inguine (ernia inguinale) 24.

Usi Moderni

Nella medicina moderna, l’uso dell’atropina e di altri alcaloidi in forma isolata prevale sull’impiego della pianta in toto, oggi perlopiù abbandonato.

Sono inoltre stati ottenuti dei farmaci anticolinergici di sintesi con un’azione terapeutica più mirata e selettiva, capaci di agire prevalentemente su specifici recettori dell’acetilcolina.

Il principio attivo caratteristico della belladonna, l’atropina, è ancora oggi usato come collirio per dilatare le pupille durante le procedure oculari.

L’atropina può anche essere usata come antidoto per ridurre l’eccessiva stimolazione dell’acetilcolina nell’avvelenamento da organofosfati (pesticidi altamente velenosi che bloccano la degradazione dell’acetilcolina).

In quest’ambito, l’anisodamina, un alcaloide della belladonna meno potente, è stata testata con successo come alternativa all’atropina con meno effetti collaterali 25, 26.

L’atropina può anche essere usata come anti-scialagogo (riduce la salivazione) e off-label per ridurre al minimo le secrezioni nel paziente intubato. Inoltre, viene sfruttata per risolvere la bradicardia sintomatica in assenza di cause reversibili (quando il cuore batte troppo lentamente mettendo a rischio la vita del paziente) 27.

Aldilà degli impieghi dei suoi alcaloidi in forma isolata, la belladonna viene raramente utilizzata in medicina. Da diversi anni, esistono infatti terapie convenzionali e alternative più sicure ed efficaci con prove sufficienti a sostegno della loro efficacia.

Possibili Benefici

Alcuni studi clinici hanno scoperto che piccole dosi di belladonna hanno migliorato i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile (IBS), in particolare dolore, crampi e movimenti intestinali 28, 29. Tuttavia, le terapie convenzionali sono considerate più efficaci e sicure.

Altri piccoli studi clinici hanno trovato un possibile beneficio nell’utilizzo di piccole dosi di belladonna nei disturbi della menopausa 30, 31. Tuttavia, questi presunti benefici sono supportati solo da studi clinici limitati e di bassa qualità.

In ambito omeopatico, l’uso della belladonna è stato proposto contro flemmone ed erisipela, scarlattina, affezioni catarrali, spasmi e affezioni nervose, e disturbi dell’umore conseguenti a paura e dispiacere 32.

Avvelenamento

Le bacche della belladonna hanno un sapore piacevolmente dolce e l’avvelenamento accidentale dopo averle mangiate non è raro, soprattutto nei bambini.

L’avvelenamento dovuto all’assunzione ricreativa di belladonna per i suoi effetti allucinatori è invece più comune negli adolescenti.

Sintomi

Un ritornello anglosassone riassume i tratti caratteristici della sintomatologia associata all’intossicazione da anticolinergici: “Blind as a bat, hot as a hare, dry as a bone, red as a beet, mad as a hatter” (letteralmente: cieco come un pipistrello, caldo come una lepre, secco come un osso, rosso come una bietola, matto come un cappellaio).

L’avvelenamento da belladonna determina il blocco dei recettori colinergici (nicotinici e muscarinici).

Questo blocco recettoriale determina la prevalenza del sistema nervoso autonomo simpatico su quello parasimpatico, con:

  • aumento della frequenza cardiaca,
  • dilatazione delle pupille e visione offuscata,
  • ansia, agitazione, iperloquacità e aggressività,
  • vasodilatazione,
  • riduzione delle secrezioni ghiandolari salivari,
  • dilatazione della muscolatura liscia bronchiale,
  • rallentamento della peristalsi gastro-intestinale,
  • contrazione dello sfintere uretrale e rilassamento della muscolatura vescicale,
  • alterazioni del sensorio, con perdita di coordinazione e tremori,
  • intorpidimento, coma e persino morte.

I bambini e gli anziani sono di solito più sensibili degli adulti all’avvelenamento da belladonna.

Mentre gli adulti possono sopravvivere fino a 1 g di atropina, dosi da 0,2 mg/kg (equivalenti a 2 bacche in un bambino di 20 kg) possono essere mortali nei bambini 33, 34.

Trattamento

Il trattamento dell’avvelenamento da belladonna comprende la gastrolusi (lavanda gastrica) e l’utilizzo di carbone vegetale attivo.

Nei casi più gravi, la fisostigmina può essere usata come antidoto. Questo farmaco agisce ripristinando la conduzione colinergica; è infatti un inibitore dell’enzima che degrada l’acetilcolina (colinesterasi), capace di attraversare la barriera ematoencefalica e agire sui sintomi anticolinergici sia centrali che periferici 35.

La tossicità associata alla fisostigmina consiste principalmente in convulsioni e aritmie cardiache, e si verifica se utilizzata in assenza di sintomi anticolinergici.

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