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Magazine X115 X115 Silimarina | Fegato e Altri Benefici | Come si Usa | Controindicazioni

Silimarina | Fegato e Altri Benefici | Come si Usa | Controindicazioni

  • 14 minuti

Cos’è

La silimarina è una miscela di sostanze naturali estratta dai semi e dai frutti essiccati del cardo mariano (Silybum marianum).

Al suo interno troviamo diverse sostanze attive, come flavonolignani, flavonoidi (taxifolina, quercetina) e molecole polifenoliche 1. Tra tutte, la silibina è considerata la componente biologicamente più attiva.

Medici ed erboristi hanno usato e continuano a utilizzare la silimarina per trattare un’ampia gamma di patologie epatiche, tra cui la malattia del fegato grasso, l’epatite e la cirrosi, e per proteggere il fegato dalle tossine ambientali 2.

Nel complesso, le prove suggeriscono che la silimarina protegge le cellule epatiche, riduce le morti correlate alle malattie del fegato e migliora i marcatori della funzionalità epatica nelle persone con malattie croniche del fegato 3, 4.

Questi effetti sono principalmente attribuiti al ruolo della silimarina come scavenger di radicali liberi, che si traduce nella capacità di attenuare lo stress ossidativo e l’infiammazione 3.

A Cosa Serve

Usi Tradizionali

Il cardo mariano è stato utilizzato in Europa sin dal primo secolo d.C.

Le sue proprietà medicinali furono menzionate negli scritti del medico e botanico greco Dioscoride (40-90 d.C.), che lo raccomandava come trattamento per il morso di serpente 5, 6.

L’erborista inglese del XVI secolo Nicholas Culpeper raccomandava invece il cardo mariano contro l’itterizia e per l’espulsione dei calcoli 6.

Nel XIX secolo, uno scienziato tedesco, Johannes Gottfried Rademacher, dimostrò che gli estratti o “tinture” dei semi di cardo mariano erano utili per il trattamento di pazienti con disturbi epatici 6, 7.

Usi Moderni

La silimarina fu isolata per la prima volta nel 1968 da scienziati tedeschi dell’Università di Monaco e poi descritta e brevettata da un produttore tedesco di medicinali come trattamento specifico “contro le malattie del fegato” 7.

Il primo preparato commerciale di silimarina è stato sviluppato da Rottapharm/Madaus (Colonia, Germania).

Ancora oggi il cardo mariano viene comunemente usato nella gestione delle malattie del fegato (epatite virale e indotta dall’alcol). In Europa, la silibina è stata utilizzata anche per via endovenosa come antidoto contro l’Amanita phalloides, una tossina fungina che provoca gravi danni al fegato 8.

Clinicamente, la silimarina riduce la disfunzione epatica e può ridurre la mortalità correlata al fegato nei pazienti con cirrosi. Inoltre, migliora il controllo glicemico nei pazienti con diabete concomitante 3.

Il cardo mariano e la silimarina sono stati studiati anche per l’uso nella rinite allergica, nell’asma, negli effetti avversi correlati al trattamento del cancro, nell’artrite reumatoide, nell’epatotossicità e nefrotossicità indotte da farmaci, nella dislipidemia e nella talassemia; tuttavia gli studi clinici a supporto di questi usi sono limitati.

Come Funziona

Il meccanismo d’azione attraverso il quale la silimarina produce i suoi benefici è attribuito principalmente all’attività antiossidante e antinfiammatoria 9.

Inoltre, la silimarina modula gli enzimi responsabili dello sviluppo di danno cellulare, fibrosi e cirrosi.

Ad esempio, gli studi hanno dimostrato che la silimarina aumenta l’attività della superossido dismutasi e i livelli sierici di glutatione e glutatione perossidasi. 10, 11

La silimarina inibisce anche la cascata di trasduzione controllata da Nf-kb (un complesso proteico che induce l’espressione di geni proinfiammatori responsabili della codifica delle citochine coinvolte nel processo infiammatorio) 9.

Riducendo lo stress ossidativo e la conseguente citotossicità, la silimarina protegge le cellule epatiche intatte o non ancora danneggiate in modo irreversibile.

La silimarina sembra anche efficace nel ridurre la deposizione di fibre collagene che portano alla progressione del danno epatico 12.

Infine, la silibina ha dimostrato di poter ridurre il TGF-B, un regolatore chiave nella patogenesi della fibrosi epatica 13.

Silimarina per il Fegato

Il cardo mariano è stato ampiamente studiato per i suoi effetti protettivi sul fegato, raccogliendo risultati perlopiù positivi ma talvolta contrastanti.

In effetti, alcuni studi ben progettati non hanno rilevato alcun beneficio 14.

Pertanto, sebbene, il corpus complessivo delle prove supporti un effetto benefico, ci sono buone probabilità che i benefici siano sovrastimati 15.

Steatosi epatica non alcolica

Il cardo mariano può esercitare diversi effetti benefici nei pazienti con "fegato grasso" (condizione caratterizzata da un eccessivo accumulo di lipidi nelle cellule del fegato).

A tal proposito, una meta-analisi ha esaminato 8 studi RCT che hanno testato la silimarina in adulti con steatosi epatica non alcolica (NAFLD) 15.

Rispetto al placebo, 7 studi hanno osservato una notevole riduzione dell’ALT e una piccola riduzione dell’AST (due enzimi appartenenti al gruppo delle transaminasi che aumentano in presenza di danno epatico).

Su due studi che hanno valutato l’istologia epatica, uno ha riscontrato un miglioramento nella fibrosi epatica ma non nel punteggio NAFLD complessivo, mentre l’altro non ha riscontrato alcun miglioramento.

Uno studio clinico ha valutato l’efficacia della silimarina rispetto a due farmaci ipoglicemizzanti orali (metformina e pioglitazone) nei pazienti con NAFLD. La ricerca ha dimostrato che i pazienti trattati con silimarina avevano livelli di transaminasi significativamente più bassi rispetto a quelli trattati con metformina o pioglitazone 16.

Ulteriori dati provenienti dagli studi clinici indicano che il trattamento con silimarina è correlato a una riduzione della resistenza all’insulina e a una significativa diminuzione dei livelli di insulina a digiuno 17.

Epatite

Esaminando gli studi nel loro complesso, la silimarina sembra inefficace nel ridurre la mortalità associata, le complicanze della malattia e l’istologia epatica nei pazienti con epatite 18.

Ad esempio, una revisione Cochrane ha esaminato 18 studi clinici randomizzati che hanno valutato l’uso del cardo mariano in pazienti con malattia epatica alcolica o da virus dell’epatite B o C.

Secondo gli Autori, il cardo mariano non ha avuto effetti significativi sulla mortalità, sulle complicanze della malattia epatica o sull’istologia epatica.

In particolare, la mortalità correlata al fegato è stata ridotta in misura importante (da -12% a -71%) quando sono stati valutati tutti gli studi; tuttavia, questo beneficio non ha raggiunto la significatività statistica quando l’analisi si è limitata agli studi di alta qualità 19.

Anche un ulteriore revisione degli studi su quasi 400 persone affette da epatite C ha concluso che la silimarina orale non è più efficace del placebo 20.

In alcuni singoli studi è stata dimostrata una riduzione delle transaminasi sieriche ma senza alcun effetto sull’istologia epatica o sulla progressione clinica dell’epatite 21, 22, 18.

In uno studio clinico in aperto su 36 persone affette da epatite C che non rispondevano ai farmaci (interferone Peg + ribavirina), la silibina per via endovenosa è stata ben tollerata e ha dimostrato una riduzione della carica virale 21.

Una meta-analisi ha valutato studi randomizzati inglesi e cinesi controllati con placebo dal 1966 al dicembre 2011 per determinare la sicurezza e l’efficacia della silimarina come monoterapia e terapia di combinazione per il trattamento dell’epatite cronica di tipo B 23.

Secondo gli Autori, i dati provenienti da 12 studi suggeriscono che la silimarina è equivalente ai farmaci antivirali o epatoprotettivi per quanto riguarda gli effetti su transaminasi sieriche, carica virale e marcatori di fibrosi epatica. Tuttavia, quando la silimarina veniva combinata con questi agenti, gli indici sierici e i marcatori epatici risultavano ulteriormente migliorati.

Avvelenamento da funghi

La silimarina si è rivelata utile come antidoto nell’avvelenamento da Amanita falloide o altri funghi del genere Amanita.

Usata rigorosamente per via endovenosa, la silibina ha salvato vite umane in oltre il 90% dei 1.500 casi registrati negli Stati Uniti (un risultato giudicato migliore di qualsiasi altro antidoto).

Affinché risulti efficace per prevenire gravi danni al fegato e aumentare la sopravvivenza, gli scienziati suggeriscono che la silibina dovrebbe essere somministrata entro 48 ore dall’avvelenamento 24, 8.

Tossicità epatica da farmaci e tossine

Negli animali, la silimarina e la silibina hanno mostrato un effetto protettivo sul fegato contro i danni causati dall’alcol, dalle tossine (tetracloruro di carbonio e tallio), da un farmaco chemioterapico (cisplatino), dal paracetamolo, dalle radiazioni, dal sovraccarico di ferro e dal fungo velenoso Amanita phalloides 25, 26.

In uno studio clinico su 50 bambini affetti da leucemia, l’uso del cardo mariano è stato collegato a una tossicità epatica potenzialmente ridotta dopo 1 mese. Gli Autori hanno affermato che sono necessari ulteriori studi per determinare in che modo il cardo mariano influisce sulla salute del fegato e sugli effetti collaterali della chemioterapia nelle persone affette da leucemia 27.

Secondo studi preliminari, la silimarina può attenuare il danno epatico indotto da farmaci antitubercolari (TBC). Tuttavia, le prove sono limitate e contrastanti 28, 29, 30.

La silimarina potrebbe inoltre ridurre l’epatotossicità dell’interferone. In particolare, in uno studio su 54 pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente sottoposti a terapia con interferone beta, l’uso aggiuntivo di silimarina orale (420 mg/die per 6 mesi) ha portato a una riduzione significativa degli enzimi epatici rispetto al placebo 31.

Altre Proprietà e Benefici

Glicemia

Secondo una meta-analisi di 5 studi clinici condotti su un totale di 270 pazienti con diabete di tipo 2, l’integrazione di routine con silimarina ha ridotto i livelli di glicemia (-26,86 mg/dl in media) ed emoglobina glicata (-1,07% in media) 32.

In uno studio su 25 pazienti trattati per 4 mesi con 200 mg di silimarina 3 volte al giorno prima dei pasti, si è osservata una riduzione significativa dei livelli glicemici (da 156 ± 46 mg/dl a 133 ± 39 mg/dl), rispetto a un aumento nel gruppo trattato con placebo. Nello stesso periodo anche il loro livello di emoglobina glicata è sceso in media di 1 punto percentuale. Lo stesso gruppo di pazienti ha anche dimostrato livelli significativamente ridotti di colesterolo totale, trigliceridi e LDL 33, 34.

In un altro studio su 51 persone con diabete di tipo 2, la silimarina (600 mg al giorno) ha ridotto la glicemia a digiuno, il colesterolo totale, LDL, i trigliceridi e gli enzimi epatici (AST e ALT) 34.

È stata studiata anche la combinazione di cardo mariano e berberina (Berberol). In uno studio su 85 persone con diabete di tipo 1, questa combinazione ha ridotto le dosi di insulina necessarie per tenere sotto controllo lo zucchero nel sangue e abbassato i grassi nel sangue 35.

In uno studio condotto su 60 persone con diabete e danno epatico causato dall’alcol, la silimarina (600 mg al giorno) ha migliorato la resistenza all’insulina e lo stress ossidativo riducendo la necessità di iniezioni di insulina per un anno 17. Inoltre, la silimarina ha dimostrato di neutralizzare i radicali liberi in eccesso e i marker di infiammazione (livelli di peptide C).

Colesterolo e Trigliceridi

La silimarina potrebbe bloccare la lipasi pancreatica, un enzima che scompone i grassi nell’intestino e aiuta ad assorbirli. Bloccando questo enzima, potrebbe ridurre la quantità di grassi assorbiti dalla dieta; tuttavia, questo meccanismo rimane non confermato negli esseri umani 36.

In generale, la silimarina non ha mostrato benefici consistenti nel ridurre i lipidi plasmatici (come colesterolo totale, lipoproteine a bassa densità [LDL] e trigliceridi) 37, 38.

Anche se alcuni studi hanno osservato un qualche beneficio, una meta-analisi di 5 studi clinici su un totale di 270 pazienti con diabete di tipo 2 ha concluso che l’integrazione di silimarina non è riuscita a produrre alcun miglioramento dei lipidi plasmatici 32, 38.

In uno studio su 137 persone che non tolleravano alte dosi di statine (un tipo di farmaci ipolipemizzanti), la silimarina con berberina (~200/1200 mg/die di silimarina/berberina) ha migliorato la glicemia e l’insulinemia, e ha mantenuto stabili i lipidi plasmatici quando i farmaci sono stati interrotti 39.

Acne

In uno studio su 14 persone, una combinazione di silimarina (210 mg/giorno), N-acetilcisteina e selenio ha ridotto l’acne del 53% dopo 8 settimane di trattamento 40.

Un altro studio pilota prospettico in aperto ha valutato l’efficacia e la sicurezza di un siero antiossidante alla silimarina per il trattamento dell’acne da lieve a moderata. Il prodotto conteneva lo 0,5% di silimarina, il 15% di acido L-ascorbico, lo 0,5% di acido ferulico e lo 0,5% di acido salicilico 41.

Nel complesso, i partecipanti hanno riscontrato un miglioramento significativo nei punteggi medi che valutavano la gravità dell’acne. I partecipanti hanno anche sperimentato una riduzione media del numero di lesioni e una riduzione significativa della pigmentazione della pelle.

Non sono stati segnalati eventi avversi gravi e il 68,2% dei partecipanti ha dichiarato di essere soddisfatto del trattamento.

Salute del cervello

La silimarina esercita effetti antiossidanti inducendo la superossido dismutasi, aumentando il contenuto di glutatione cellulare e inibendo la perossidazione lipidica 42, 43.

Questo effetto può tradursi in benefici neuroprotettivi, utili per prevenire e trattare condizioni del sistema nervoso centrale come Alzheimer e morbo di Parkinson.

In uno studio clinico su 35 persone con disturbo ossessivo compulsivo, l’estratto di cardo mariano (600 mg/giorno) è stato paragonabile a un farmaco SSRI (fluoxetina) nel ridurre i sintomi del disturbo ossessivo compulsivo nell’arco di 8 settimane 44.

Talassemia

I pazienti affetti da anemia mediterranea (talassemia) possono sviluppare un sovraccarico di ferro, che porta a stress ossidativo e danni agli organi 45.

La silimarina, agendo come un chelante del ferro, potrebbe prevenire questi disturbi 46

A tal proposito, uno studio crossover su 82 pazienti affetti da beta-talassemia trasfusione-dipendente ha valutato gli effetti di 140 mg di silimarina 3 volte al giorno per 12 settimane, associata a un regime ferrochelante.

I dati dei 69 pazienti che hanno completato lo studio hanno mostrato (rispetto al placebo) un beneficio significativo, con riduzione dei livelli di ferro nel fegato e nel sangue. Il trattamento è stato ben tollerato senza effetti avversi segnalati 47.

Un altro piccolo studio su 30 soggetti di età pari o superiore a 12 anni con beta-talassemia ha evidenziato come la silimarina (140 mg 3 volte al giorno per 12 settimane, in aggiunta alla terapia con desferrioxamina) possa migliorare l’equilibrio del sistema immunitario riducendo lo stato infiammatorio e stimolando l’immunità umorale e adattativa 48.

IPB

Secondo uno studio randomizzato controllato condotto su 68 anziani affetti da iperplasia prostatica benigna, l’integrazione di silimarina (480 mg al giorno per 3 mesi) ha aiutato a ridurre il volume della prostata e i sintomi della malattia 48a.

Dosi e Modo d’Uso

La dose giornaliera raccomandata (a seconda della formulazione commerciale utilizzata) è compresa tra 420 e 600 mg di silimarina.

La maggior parte degli studi clinici analizzati è stata condotta con un dosaggio di 140 mg di silimarina tre volte al giorno.

Per ottenere il massimo beneficio nei pazienti con malattia epatica, il trattamento dovrebbe essere iniziato il più presto possibile, quando il potenziale rigenerativo del fegato è ancora elevato 3.

La silimarina è disponibile in diverse forme, come capsule e compresse, con dosaggi diversi. In generale, presenta una scarsa biodisponibilità, dato che solo il 20-50% circa della silibina assunta per via orale viene assorbito dall’intestino.

Per superare questi problemi di biodisponibilità, sono stati proposti alcuni approcci teorici e sperimentali, come 49, 50, 51

  • Combinazioni con la berberina, che aumenterebbe la biodisponibilità della silibina oltre a produrre effetti sinergici;
  • Combinazioni con flavonoidi (come la quercetina) o vitamina E;
  • Complessi di silimarina con fosfolipidi come la fosfatidilcolina;
  • Complessi micellari con sali biliari;
  • Incorporazione in liposomi.

Avvertenze e Controindicazioni

Il cardo mariano risulta controindicato nei pazienti con allergia a una o più piante della famiglia delle Asteraceae, come l’ambrosia, le margherite, le calendule e i crisantemi.

In genere se ne sconsiglia l’utilizzo anche nelle donne incinte, che stanno pianificando una gravidanza o che stanno allattando al seno.

Poiché è stato dimostrato che la silimarina abbassa i livelli glicemici nei soggetti con diabete, esiste il potenziale teorico di ipoglicemia nei pazienti che assumono farmaci antidiabetici.

È stato inoltre dimostrato che la silimarina diminuisce l’attività di alcuni enzimi deputati al metabolismo epatico dei farmaci 2. Tuttavia, è improbabile che tale effetto risulti significativo alla dose di assunzione standard 52.

Effetti Collaterali

Nel complesso, la silimarina e la silibinina sono ben tollerate e generano al massimo effetti collaterali di lieve entità 4.

Negli studi clinici, la silimarina è stata utilizzata a dosi fino a 420 mg/giorno (dose raccomandata) fino a 4 anni e a dosi di 2.100 mg/giorno fino a 48 settimane.

I risultati delle revisioni sistematiche degli studi clinici mostrano una bassa incidenza di eventi avversi (<4%, leggermente inferiore rispetto al placebo) e nessun evento avverso grave o decesso correlati al trattamento 4, 53, 18.

Negli studi controllati con placebo su un totale di quasi 600 pazienti, la percentuale di pazienti che hanno interrotto il trattamento a causa di eventi avversi è stata molto bassa (0,68%) e simile al placebo (0,67%); gli eventi avversi più comunemente riportati (≥ 1% dei pazienti) in questi studi sono stati mal di testa e prurito, entrambi verificatisi in meno dell’1,5% dei pazienti 18.

Negli studi in aperto su un totale di oltre 3500 pazienti, gli eventi avversi gastrointestinali (diarrea, dispepsia, feci irregolari e nausea) sono stati tra quelli più comunemente riportati; tuttavia, tutti si sono verificati in meno dello 0,25% dei pazienti 18.

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