La parodontite è una patologia infiammatoria del cavo orale, afferente all’eterogeneo gruppo delle malattie parodontali. Classicamente, le forme più frequenti di malattia parodontale sono:
La gengivite, ossia un’infiammazione, generalmente transitoria e reversibile;
La parodontite, condizione infiammatoria, generalmente ad andamento cronico, caratterizzata da un progressivo sovvertimento della normale architettura del parodonto.
Il parodonto
Il parodonto è l’insieme di formazioni che garantiscono l’opportuna fissazione del dente al tessuto osseo dei mascellari. Più precisamente, il parodonto è costituito da:
Gengiva: parte di mucosa suddivisa in gengiva libera e gengiva aderente, quest’ultima adesa all’osso alveolare e al cemento mediante l’inserzione di numerose fibre;
Legamento parodontale: struttura connettivale molto vascolarizzata e innervata, utile a legare il cemento radicolare all’osso alveolare;
Cemento radicolare: tessuto calcificato che, ricoprendo le radici dei denti, media l’adesione del legamento parodontale alla superficie del dente;
Osseo alveolare: parte dell’osso mascellare che sostiene l’alveolo dentario, permettendo l’alloggiamento della struttura parodontale e dello stesso dente.
Etiopatogenesi della parodontite
La parodontite è una patologia molto frequente nella popolazione occidentale adulta, presentandosi con una prevalenza di circa il 30%. Generalmente la normale evoluzione della parodontite prevede:
L’iniziale infiammazione della gengiva, sostenuta da diversi fattori, tra i quali la scarsa igiene orale o eventuali traumi;
La successiva apertura di piccole tasche tra la gengiva e il colletto del dente, sede perfetta per l’annidamento di diverse specie batteriche;
La giustapposizione di cibo e residui nella tasca dentaria, substrato ideale per la crescita batterica;
La crescita esponenziale di batteri presenti nella placca dentaria e la conseguente attivazione del processo infiammatorio;
L’aumentata secrezione di citochine infiammatorie, enzimi proteolitici e mediatori della flogosi;
Alterazioni istologiche delle strutture parodontali, fino al riassorbimento osseo.
Tutto il processo viene evidentemente sostenuto da batteri presenti nella placca dentaria ed amplificato dalla risposta infiammatoria sostenuta dall’organismo nel tentativo di difesa. Classicamente, le malattie parodontali possono classificarsi in:
Malattie gengivali indotte o non dalla placca (Tipo I);
Parodontite cronica localizzata o generalizzata (Tipo II);
Parodontite aggressiva localizzata o generalizzata (Tipo III)
Parodontite secondaria a malattia sistemiche e più precisamente associata a malattie ematologiche, a disordini genetici o non altrimenti specificata (Tipo IV)
Infezioni parodontali necrotizzanti, gengivite ulcerativa o parodontite ulcerativa (Tipo V).
Le infezioni più gravi, oltre a complicare drasticamente il quadro clinico, possono avere spiacevoli ripercussioni sulla normale meccanica masticatoria, determinando gravi conseguenze sull’aspetto nutrizionale, psicologico e socio-relazionale del paziente affetto.
A prescindere dalla forma o dalla causa scatenante il disturbo, la parodontite è una condizione patologica per la quale la prevenzione assume un ruolo di assoluto rilievo. Conoscendo i fattori determinanti la parodontite, al fine di ridurre il rischio e controllare le eventuali complicanze, sarebbe opportuno:
Evitare di fumare;
Seguire una dieta sana ed equilibrata, povera in zuccheri semplici e cariogeni;
Mantenere un’adeguata igiene orale, talvolta mediante l’utilizzo di presidi medici prescritti dall’odontoiatra;
Sottoporsi a regolari visite odontoiatriche e sedute di igiene orale professionale;
Effettuare periodiche sedute di igiene orale, atte a rimuovere l’eventuale placca residua, anche mediante l’utilizzo di ultrasuoni;
Consultare il medico in caso di sintomatologia sospetta.
Il trattamento della parodontite è generalmente un trattamento multidisciplinare, che si avvale sia di rimedi strettamente odontoiatrici che medico-farmacologici. Classicamente in ambito odontoiatrico i rimedi più utilizzati sono:
La periodica igiene orale attraverso sedute di detartrasi professionale, talvolta mediante anche ultrasuoni;
La correzione di eventuali otturazioni anomale, la cura di lesioni cariose e la correzione di eventuali protesi incongrue;
Root planing e scaling, ossia metodiche odontoiatriche destinate alla levigatura sottogengivale delle radici e alla pulizia delle tasche profonde;
Terapia laser e biostimolazione in grado di rimuovere la placca batterica ed eventuale tessuto necrotizzante dalla tasca dentaria, esercitando al contempo un importante azione biorivitalizzante;
Chirurgia a cielo aperto nei casi più gravi.
Il trattamento odontoiatrico può essere ulteriormente coadiuvato da terapie antibiotiche sistemiche o locali, anche attraverso l’iniezione di antisettici come la Clorexidina direttamente nella tasca dentaria, e da terapie analgesiche e antinfiammatorie per controllare la flogosi ed il dolore tipico di questa patologia.
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