INDICE ARTICOLO
Introduzione
Come definito in altri articoli, il sebo cutaneo rappresenta un meccanismo di prima difesa dell’organismo da differenti agenti, sia chimico-fisici che microbiologici. L’elevata concentrazione di lipidi nel sebo umano è sostenuta dall’intensa attività secernente delle ghiandole sebacee, ma anche da una modesta attività dei vari cheratinociti. Tra gli acidi grassi insaturi espressi nella componente sebacea, ritroviamo l’acido sapienico, un acido grasso monoinsaturo a 16 atomi di carbonio, caratterizzato da un unico doppio legame, localizzato tra il sesto ed il settimo atomo di carbonio a partire dall’estremità carbossi-terminale. La sua sintesi, mediata dall’enzima FADS2 (desaturasi 2 degli acidi grassi) espresso a livello della ghiandola sebacea, è finemente regolata dalla presenza di elementi competitivi, di conseguenza dalle caratteristiche fondamentali del microambiente cutaneo.
Ruolo biologico dell’acido sapienico
Una volta identificate le principali caratteristiche molecolari dell’acido sapienico – che ne consentivano la distinzione da altri acidi grassi particolarmente espressi nel sebo umano come l’acido laurico – i vari ricercatori hanno tentato di caratterizzarne le proprietà biologiche. Partendo dalla casuale osservazione secondo cui alcune patologie infettive, come la tinea capitis, regrediscono spontaneamente durante la pubertà, vari studiosi iniziarono ad attribuire al sebo e ai suoi componenti delle naturali proprietà antimicrobiche. Si iniziò così ad isolare le varie componenti del sebo, grazie anche all’avvento di tecnologie come la cromatografia, e a testarne l’efficacia antimicrobica in vitro. Si riuscì quindi a caratterizzare l’attività antibatterica di molecole come l’acido sapienico, abbondantemente espresse nel sebo umano, e a definirne l’efficacia biologica nei confronti di:
- Batteri Gram positivi come S.aureus, Streptococcus sanguis e Streptocottus mitis;
- Pochi batteri Gram negativi come il Fusobacterium nucleatum;
- Batteri come i Corynebacterium.
Ciò che risultò particolarmente interessante fu che lo spettro di batteri sensibili si allargava notevolmente quando veniva utilizzato l’intero sebo, piuttosto che il singolo elemento, sottolineando pertanto un’azione sinergica e completante dei vari elementi presenti nel sebo umano.
Le potenziali applicazioni dell’acido sapienico
Data la difficoltà di sintesi, e l’assenza di questo acido o simili nel mondo vegetale, l’utilizzo cosmetologico dell’acido sapienico non ha avuto particolare impulso. Per questo, il numero di studi relativi all’utilizzo dell’acido sapienico in ambito clinico o cosmetologico è poco rilevante, specie se paragonato all’importante mole di lavori che ne caratterizzano adeguatamente il ruolo biologico. Nonostante i suddetti limiti, le potenzialità di questa molecola potrebbero risultare preziose nel :
- Coadiuvare la funzione protettiva del sebo;
- Ricostituire chimicamente e funzionalmente la barriera cutanea;
- Potenziare le difese immunologiche cutanee;
- Controllare la proliferazione batterica in condizioni patologiche come l’acne;
- Ridurre possibili evoluzioni infiammatorie di lesioni comedogeniche.
Particolarmente interessanti, seppur molto lontani dalle potenziali applicazione cliniche, sono i dati di un recentissimo studio che ha valutato l’attività citotossica, nei confronti di linee cellulari tumorali, di derivati dell’acido sapienico. Più precisamente – in questo studio datato 2014 – lipo-aminoacidi accoppiati con acido sapienico sono stati incubati in vitro con quattro differenti linee cellulari tumorali, registrando in alcuni casi apprezzabili attività citotossiche. Tuttavia, a prescindere dal risultato specifico osservato, come anche suggerito dagli autori, questo lavoro potrebbe rappresentare un punto di partenza importante per la sperimentazione in ambito dermatologico e cosmetologico dell’acido sapienico, grazie all’identificazione e alla messa a punto di tecniche di sintesi e accoppiamento di quest’acido, efficaci nella generazione di cosmetici biocompatibili e soprattutto biodisponibili.
Conclusioni
Nonostante il ruolo ben caratterizzato e biologicamente prezioso dell’acido sapienico, mancano ad oggi evidenze sperimentali tali da sostenere l’utilizzo di questa molecola in ambito cosmetologico. Tuttavia l’esistenza di prime evidenze, sia tecniche che sperimentali, potrebbe facilitare nei prossimi anni l’introduzione e la definizione di nuovi cosmetici a base di acido sapienico.
Bibliografia
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