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Generalità
Gli interferenti endocrini sono sostanze chimiche in grado di interagire con il sistema ormonale, alterandone il normale funzionamento.
Talvolta sono anche chiamati distruttori endocrini o perturbatori endocrini.
Purtroppo, l’esposizione a queste sostanze è inevitabile. Gli interferenti endocrini entrano nel nostro organismo soprattutto attraverso la contaminazione alimentare, l’inalazione di polvere domestica contaminata e l’esposizione professionale.
Gli interferenti endocrini comprendono un ampio ed eterogeneo gruppo di sostanze, inclusi contaminanti ambientali persistenti, composti utilizzati in prodotti industriali e di uso comune, e sostanze naturali presenti nei cibi (es. fitoestrogeni).
In genere, queste sostanze hanno una struttura chimica simile agli ormoni naturalmente presenti nell’organismo umano. Pertanto, una volta in contatto con il sistema endocrino, possono disturbarne il corretto funzionamento causando danni alla salute.
Le statistiche ci informano che la diffusione nell’ambiente degli interferenti endocrini è cresciuta di pari passo con l’incremento delle malattie metaboliche e delle neoplasie ormono-dipendenti.
Oltre ai dati epidemiologici, anche ricerche molecolari e in vitro, e studi su modelli animali hanno confermato come gli interferenti endocrini rappresentino importanti fattori di rischio per queste e altre patologie, incluse:
- alterazioni dello sviluppo;
- interferenza con la riproduzione;
- aumento del rischio di cancro, in particolare di forme endocrino-dipendenti (ad esempio certi tumori al seno, alla prostata e ai testicoli);
- disturbi nella funzione del sistema immunitario (es. malattie autoimmuni) e nervoso;
- malattie metaboliche come obesità e diabete.
Alcune precisazioni importanti
Tra le quasi 100.000 sostanze chimiche prodotte dall’uomo, si ritiene che almeno un migliaio siano potenziali interferenti endocrini.
Un numero così ampio di sostanze fa sì che l’argomento risulti piuttosto complesso e di competenza specialistica.
Per capire quanto sia articolata la questione, basti tener presente che gli interferenti endocrini possono:
- avere effetti diversi tra loro in base alla sostanza considerata;
- avere effetti diversi e comunque deleteri a dosi molto basse o elevate;
- essere maggiormente pericolosi a bassissime dosi rispetto a dosi medie;
- produrre effetti completamente differenti in base al periodo di vita considerato (es. fase embrionale, fetale e perinatale, pubertà, età adulta, menopausa);
- produrre effetti diversi in individui diversi (anche a parità di età);
- accumularsi negli organismi viventi, in particolar modo nei tessuti grassi ed essere rilasciati in determinati momenti fisiologici (dimagramento, allattamento ecc.);
- dare vita, durante il loro metabolismo, a composti più tossici rispetto alla molecola madre;
- avere un ritardo anche molto ampio tra il momento dell’esposizione e la manifestazione del disturbo correlato.
Inoltre:
- la regolamentazione all’uso industriale di queste sostanze può variare da paese a paese: alcuni sono stati vietati decenni fa, altri più recentemente, con differenze significative tra i vari stati;
- non potendo ricorrere, per ovvie ragioni, alla sperimentazione umana, alcuni effetti degli interferenti endocrini potrebbero essere sconosciuti, sovrastimati o sottostimati.
Per rendere l’argomento facilmente comprensibile, nell’articolo cercheremo di fornire informazioni di carattere generale e consigli pratici per limitare i potenziali rischi per la salute.
Effetti
Sulla salute umana
Gli effetti deleteri degli interferenti endocrini sullo sviluppo, sulla riproduzione, sulla crescita, sul metabolismo e sull’obesità costituiscono un vero e proprio problema di salute pubblica 1.
Il sistema ormonale modula il metabolismo e la fisiologia di tessuti e organi e risulta quindi fondamentale durante la crescita e per il corretto sviluppo del feto e del bambino.
Pensiamo ad esempio al ruolo di estrogeni e testosterone per lo sviluppo sessuale e la pubertà, o della tiroide per lo sviluppo cerebrale del bambino.
Gli interferenti endocrini possono “accendere”, “spegnere” o modificare i normali segnali inviati dagli ormoni nell’organismo umano.
Perturbando l’equilibrio endocrino, queste sostanze possono indurre effetti riproduttivi, metabolici e neuro-comportamentali, soprattutto negli adolescenti e nei bambini.
Se l’equilibrio ormonale viene alterato durante queste fasi altamente sensibili del ciclo di vita (oppure in gravidanza e allattamento), anche piccoli disturbi della funzione endocrina possono portare a effetti profondi e duraturi.
Dunque, la suscettibilità agli effetti nocivi degli interferenti endocrini non è uguale per tutti, ma è fortemente condizionata da fattori quali età e stato fisiologico.
Conseguenze
Non potendo per ovvie ragioni effettuare una sperimentazione umana, le prove degli effetti dannosi degli interferenti endocrini derivano perlopiù:
- dalle ricerche sperimentali in vitro e su animali;
- dagli studi epidemiologici (ad es. in aree a elevato inquinamento o dopo disastri ambientali);
- dagli studi osservazionali (ad es. valutando l’incidenza di determinate malattie in relazione alla concentrazione ambientale o corporea di determinate sostanze).
Numerose ricerche mostrano che gli interferenti endocrini influiscono negativamente sulla salute umana, ad esempio 1:
- favorendo una riduzione della fertilità e scatenando altri disturbi del sistema riproduttivo,
- favorendo l’insorgenza o la progressione di alcune malattie, tra cui l’obesità, il diabete, l’endometriosi e alcuni tipi di cancro.
Infertilità
Sono stati pubblicati diversi rapporti contrastanti riguardanti il declino della qualità e della quantità della produzione di sperma negli esseri umani negli ultimi quattro decenni.
Tali effetti potrebbero avere una base correlata all’esposizione agli interferenti endocrini, il che ha portato a speculare sulla possibilità che questi problemi possano avere cause ambientali.
Tuttavia, permane una notevole incertezza scientifica riguardo alle reali cause dell’oligospermia e dell’ipofertilità maschile.
Cancro
Il cancro al seno e il cancro alla prostata sono tumori tipici possibilmente causati da interferenti endocrini 2.
Nonostante i vari studi che sono stati completati, il ruolo diretto degli interferenti endocrini nel cancro non è ancora stato chiaramente compreso.
Molti ricercatori hanno dedotto che lo squilibrio fisiologico creato dagli interferenti endocrini potrebbe causare il cancro, con un rischio maggiore per la donna rispetto all’uomo 3.
Obesità
Secondo una teoria, l’aumentata esposizione a certi interferenti endocrini potrebbe avere un ruolo nella grande diffusione dell’obesità 4.
Il termine “obesogeni ambientali” si riferisce a quegli interferenti endocrini che inducono adiposità attraverso l’interruzione dei meccanismi corporei naturali di controllo del peso 5.
In particolare, studi preliminari dimostrano che sostanze come ftalati, bisfenoli, inquinanti organici persistenti (POP), solventi e prodotti per la cura personale possono modificare le proprietà metaboliche in modo dose- e sesso-specifico.
Ad esempio, gli ftalati e i bisfenoli aumentano l’indice di massa corporea, la circonferenza della vita, il rapporto vita-altezza e la somma degli spessori delle pliche cutanee nelle donne, ma non negli uomini 6.
L’argomento è comunque complesso e il meccanismo attraverso il quale questi composti agiscono sui parametri antropometrici non è del tutto compreso 6.
Meccanismo d’azione
In generale, un interferente endocrino può:
- imitare, anche solo in parte, l’azione degli ormoni naturali del corpo (come ad es. gli estrogeni, gli androgeni o gli ormoni tiroidei); a seconda dei casi, può imitare in maniera più forte o più debole l’azione dell’ormone, causando risposte endocrine eccessive o insufficienti;
- bloccare l’interazione degli ormoni con i loro recettori, impedendo o limitando di conseguenza la loro azione;
- interferire sulla sintesi, sul trasporto, sul metabolismo o sull’escrezione degli ormoni naturali, alterandone l’azione.
Esistono anche esempi di interferenti endocrini in grado di alterare il metabolismo di determinati nutrienti necessari per il corretto funzionamento del sistema ormonale, come ad esempio:
- le sostanze tireostatiche (percloroetilene o pesticidi carbammati) interferiscono con l’utilizzo dello iodio (necessario per la sintesi degli ormoni tiroidei); alcune di queste sostanze, dette gozzigene, sono naturalmente presenti anche in alcune verdure (come crucifere e soia), sebbene non causino particolari problemi alle normali dosi di consumo;
- i ritardanti di fiamma bromurati (PBDE, polibromodifenileteri), che interferiscono con il metabolismo della vitamina A (importante per la sintesi e il rilascio di vari ormoni).
Curva dose-risposta a forma di U
Un aspetto molto interessante degli interferenti endocrini è il fatto che in alcuni casi seguano una curva dose-risposta anticonvenzionale, caratterizzata dalla tipica forma a U 7.
Questo significa che tali sostanze producono effetti deleteri non solo a livelli molto alti, ma anche a dosi estremamente basse. In entrambi i casi, gli effetti nocivi sono superiori a quelli prodotti da dosi intermedie, che possono apparire innocue 8.
Inoltre, gli effetti dannosi possono essere diversi (e talora opposti) quando prodotti da dosi molto basse o molto alte della sostanza.
Nei vecchi studi tossicologici si testava una sostanza a dosi elevate sugli animali. Dopodiché, si riduceva la dose fino a quando non si osservano più effetti nocivi. Questo permetteva di definire la LOAEL (minore concentrazione tossica) e la NOAEL (la concentrazione sotto la quale non si osservano effetti tossici).
Per quanto spiegato, questi tipi di studi non sono in grado di rilevare gli effetti degli interferenti endocrini a dosi molto basse.
Tecnicismi a parte, quello che occorre ricordare è che in alcuni casi anche l’esposizione a minime quantità di interferenti endocrini può risultare pericolosa per la salute.
A complicare ulteriormente la questione interviene la possibile sommazione degli effetti dannosi in caso di esposizioni a dosi molto basse di interferenti endocrini multipli e sinergici.
Senza contare che molti interferenti endocrini vengono espulsi con difficoltà dell’organismo e tendono quindi ad accumularsi nel tempo (fenomeno noto come bioaccumulo), a partire dalla vita uterina.
Sull’ambiente
L’impatto degli interferenti endocrini sull’ambiente può essere considerevole, non solo in funzione dei loro potenziali effetti sugli esseri viventi, ma anche per la persistenza e la tendenza al bioaccumulo nel tempo.
Attraverso la catena alimentare, può avvenire il trasferimento di queste sostanze da un organismo a un altro, con conseguente aumento di concentrazioni lungo la catena alimentare (biomagnificazione).
Le principali fonti di rischio ambientale sono legate a comportamenti non conformi alla legislazione vigente, ad esempio durante la produzione industriale o lo smaltimento di rifiuti domestici o industriali che contengono plastiche, colle, vernici ecc.
Purtroppo molti interferenti endocrini sono stati sviluppati per avere una lunga emivita; questo è stato vantaggioso per il loro uso industriale, ma si è rivelato piuttosto dannoso per la fauna selvatica e gli esseri umani.
Gli inquinanti che possono interferire con la funzione degli ormoni sessuali sono di particolare rilievo per tutti gli organismi, soprattutto per gli effetti che possono avere sulla riproduzione, quindi sulla conservazione delle specie e il mantenimento della biodiversità.
Tra gli effetti già osservati negli animali selvatici rientrano:
- Disfunzione tiroidea;
- Ridotta fertilità;
- Insuccesso nella schiusa delle uova;
- Anomalie metaboliche;
- Demascolinizzazione;
- Compromissione del sistema immunitario.
Dove si Trovano
Gli interferenti endocrini possono essere presenti in molti prodotti di uso quotidiano, tra cui:
- bottiglie di plastica,
- lattine per alimenti in metallo,
- detersivi e detergenti,
- ritardanti di fiamma,
- alimenti,
- giocattoli,
- cosmetici,
- pesticidi.
Secondo diverse fonti, generalmente l’esposizione umana agli interferenti endocrini avviene soprattutto con 9, 10, 11, 12, 13, 14:
- la contaminazione ambientale della catena alimentare, in particolare attraverso carne e pesce d’acqua dolce;
- il contatto con polvere domestica contaminata,
- l’esposizione professionale. Per ovvi motivi, le persone che lavorano con pesticidi, fungicidi e prodotti chimici industriali sono particolarmente a rischio di esposizione e quindi di sviluppare anomalie riproduttive o endocrine.
Ad esempio, è stato proposto che:
- la dieta rappresenti fino al 90% dell’esposizione a PCB e DDT 15, 16. Poiché queste sostanze sono liposolubili, è probabile che si accumulino dall’ambiente nel tessuto adiposo degli animali mangiati dall’uomo;
- la polvere domestica contaminata potrebbe essere la principale fonte di PBDE (eteri di difenile polibromurato) nel nostro corpo 17, 18, 19.
Criticità e prospettive
Almeno nei paesi occidentali, il problema degli interferenti endocrini viene attentamente monitorato, e la lista delle sostanze regolamentate o bandite nei vari settori è in costante aggiornamento.
Purtroppo, però, alcuni interferenti endocrini banditi, o comunque rimossi dalla produzione anni fa, persistono ancora nell’ambiente.
È il caso, ad esempio, di una famiglia di composti industriali chiamati polocrobifenili (PCB), spesso venduti come miscele (Aroclor), che agiscono generalmente come imitatori degli estrogeni. Nonostante siano stati banditi in Italia nel 1983, tendono ancora a persistere nell’ambiente.
Altri interferenti endocrini vengono prodotti dai processi di combustione industriale, come le diossine.
Altri ancora (PFOS/PFOA e PBDE) sono presenti in una miriade di prodotti per la casa. Il bisfenolo A (BPA), ad esempio, è presente nella plastica in policarbonato, compresi i contenitori per bevande e alimenti, nelle resine epossidiche che rivestono l’interno delle lattine di metallo e nell’inchiostro utilizzato per le ricevute di carta termica.
Molti tessuti contengono contaminanti, come i ritardanti di fiamma, tra cui il tetrabromobisfenolo A (TBBPA) e gli eteri di difenile polibromurato (PBDE).
Alcuni individui sono stati anche esposti a contaminanti con effetti avversi dovuti a interventi medici (dietilstilbestrolo), dentali (diglicidil metacrilato) o dietetici (fitoestrogeni).
Gli estrogeni sintetici contenuti nelle pillole anticoncezionali, come l’etinilestradiolo, si trovano comunemente nelle acque superficiali, a causa del loro uso diffuso 20.
Quali Sono
Il gruppo di molecole identificate come interferenti endocrini è altamente eterogeneo.
Come spiegato, in natura esistono alcune centinaia di interferenti endocrini, tra i quali ricordiamo sostanze sintetiche presenti in:
- pesticidi, fungicidi ed erbicidi (come metossicloro, clorpirifos, difenil-dicloro-tricloroetano DDT o i suoi metaboliti, vinclozolin),
- solventi/lubrificanti industriali e loro sottoprodotti [policlorobifenili (PCB), bifenili polibromurati (PBB), diossine]
- stabilizzanti termici,
- catalizzatori chimici (come il tributilstagno, TBT),
- plastificanti (ad esempio bisfenolo A – BPA, ftalati),
- prodotti farmaceutici (cioè dietilstilbestrolo, DES e 17alfa-etinilestradiolo, EE2),
- alimenti naturali (come i fitoestrogeni e lo iodio).
Alcuni esempi per capire 21, 22
Interferente endocrino | Usi e Fonti principali | Possibili effetti sulla salute |
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Polibromodifenileteri (PBDE) |
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Sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS), tra cui perfluorottano sulfonato (PFOS) e acido perfluoroottanoico sale ammonico (PFOA) |
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Bisfenolo A (BPA) |
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Ftalati, come il di-2-etilesilftalato (DEHP) |
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Bifenili policlorurati (clorurati/alogenati/ TBBPA) |
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Insetticidi organofosfati (OP) |
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Idrocarburi policiclici aromatici (IPA) |
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2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina (TCDD) |
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Come proteggersi
Purtroppo, l’esposizione agli interferenti endocrini è onnipresente e inevitabile. Da qui, la crescente preoccupazione che vivere in un mondo contaminato da queste sostanze possa contribuire a tendenze sanitarie avverse, come la pubertà precoce e l’infertilità 2.
Per limitare l’esposizione agli interferenti endocrini è comunque utile adottare una serie di semplici accorgimenti:
- durante la cottura dei cibi, assicurare un’adeguata ventilazione e l’uso delle cappe d’aspirazione;
- Evitare di carbonizzare la carne e non mangiare le parti bruciate dagli alimenti (anche dalla pizza);
- Ridurre il consumo di alimenti affumicati, fritti, grigliati o comunque cotti ad alte temperature;
- Usare pentolame antiaderente integro e sostituire utensili e pentole antiaderenti appena appaiono segni di usura;
- Utilizzare la carta oleata a contatto con gli alimenti solo secondo le indicazioni del produttore;
- Ridurre il consumo di popcorn da cuocere al microonde avvolti in buste contenenti composti perfluorati (PFC);
- Per scaldare latte, bevande e pappe per neonati e bambini, utilizzare contenitori integri e solo secondo le indicazioni del produttore;
- Lasciare che i liquidi caldi si raffreddino prima di versarli in contenitori di plastica non destinati all’uso a elevate temperature;
- Evitare di utilizzare contenitori in plastica usurati;
- Risciacquare bene frutta e verdura in scatola prima del consumo e privilegiare frutta e verdura fresca e di stagione;
- Per la polvere di casa garantire il ricambio di aria negli ambienti chiusi ed effettuare un’adeguata e periodica pulizia; assicurare una corretta manutenzione degli aspirapolvere (pulizia filtri e camera di raccolta, sostituzione sacchi ove presenti);
- Limitare l’uso di capi di abbigliamento con trattamenti opzionali idrorepellenti o antimacchia e privilegiare quelli di origine e composizione identificabili;
- Al momento dell’acquisto di mobili o moquette, privilegiare i prodotti che non hanno subìto pretrattamenti anti-macchia e/o idrorepellenti;
- Al momento dell’acquisto di nuovi prodotti ignifughi, chiedere informazioni sul tipo di ritardanti di fiamma contenuti;
- Controllare gli oggetti contenenti schiume (sedili delle auto, materassi ecc.): se l’involucro è lacerato e la schiuma non è completamente racchiusa in un tessuto protettivo, è bene sostituirli.
- Anche i prodotti contenenti schiume “naturali”, lattice o cotone, possono essere trattati con ritardanti di fiamma: prima di acquistarli è bene informarsi sul tipo di ritardante utilizzato.