L’artiglio del diavolo è una liana erbacea perenne, endemica dell’Africa subtropicale.
Conosciuto anche come arpagofito o con il nome botanico Harpagophytum procumbens, l’artiglio del diavolo deve il suo nome alla particolare conformazione dei frutti legnosi, caratterizzati da robusti uncini che – penetrando nelle zampe degli animali – li costringono a una dolorosa "danza indiavolata".
Non sono tuttavia i frutti dell’arpagofito ad essere utilizzati a scopo medicinale, bensì le radici, in particolare le escrescenze laterali, dette radici secondarie, ricche di sostanze di riserva.
Nella medicina tradizionale africana, l’artiglio del diavolo è stato utilizzato fin dall’antichità per il trattamento di mal di testa, artriti, reumatismi, lombaggini (mal di schiena) e nevralgie.
Gli studi fitoterapici moderni hanno messo in luce l’attività antiinfiammatoria, analgesica e antireumatica di particolari principi attivi, tra cui arpagoside, arpagide e procumbide, presenti nelle radici dell’Harpagophytum procumbens.
La pratica clinica e diversi studi hanno evidenziato come per ottenere effetti ottimali siano necessarie dosi di arpagofito pari ad almeno 30 mg di arpagoside al giorno.
Oggi, diversi preparati a base di Artiglio del diavolo vengono usati, sia per via topica che per via orale. come "medicina naturale" contro:
Reumatismi cronici,
Artrite reumatoide
Artrosi a differente localizzazione (coxartrosi – all’anca e – gonartrosi al ginocchio).
Dolori articolari.
Le prove di efficacia presenti in letteratura, relative all’uso dell’arpagofito contro le malattie articolari sopra elencate, sono assolutamente incoraggianti ma non ancora conclusive, poiché di scarsa solidità scientifica.
Ad oggi, quindi, non possiamo ancora dire con assoluta certezza se l’arpagofito costituisca o meno un rimedio efficace per questi disturbi.
A Cosa Serve
Uso nella Medicina popolare
L’artiglio del diavolo e i suoi estratti vengono tradizionalmente usati nel trattamento delle manifestazioni articolari dolorose e talvolta, per la presenza di principi amari, nel trattamento dell’inappetenza e delle turbe digestive.
Nella medicina tradizionale sudafricana, l’artiglio del diavolo è stato tradizionalmente impiegato come:
tonico, stomachico e amaricante nei disturbi digestivi;
L’artiglio del diavolo venne introdotto in Europa dagli Inglesi ai tempi della rivolta degli Ottentotti (1904), e i successivi studi svolti con i criteri della medicina occidentale hanno avvallato le virtù medicamentose tramandate dai "guaritori-stregoni" dell’Africa del Sud.
L’uso moderno dell’Artiglio del diavolo si è indirizzato soprattutto verso il trattamento di:
affezioni reumatiche (reumatismi);
artrosi (osteoartosi);
lombalgie (mal di schiena).
L’artiglio del diavolo viene spesso proposto come un’alternativa non farmacologica ai dolori articolari e muscolari minori, rientrando nella composizione di diversi integratori alimentari e parafarmaci per uso topico.
Questi prodotti a base di artiglio del diavolo non sono farmaci, quindi non potrebbero vantare proprietà curative o preventive nei confronti di malattie e disturbi come artrosi, reumatismi o mal di schiena.
Tuttavia, sotto specifico suggerimento medico, prodotti ben formulati contenenti arpagofito possono essere utilizzati con successo per combattere dolori articolari e muscolari minori o processi artrosici agli esordi.
La risposta a questa tipologia di integratori è soggettiva e tende a essere maggiore nei soggetti giovani e nei quadri artrosici lievi e/o di recente insorgenza, a carico delle grandi articolazioni (anca e soprattutto ginocchio). Inoltre, l’insorgenza dell’effetto benefico è tendenzialmente più lenta rispetto ai farmaci, e può richiedere diverse settimane di trattamento continuato.
Gli estratti di artiglio del diavolo possono essere utili per via orale anche contro la perdita di appetito e la dispepsia (cattiva digestione). La Commissione E tedesca raccomanda l’Arpagofito contro la perdita dell’appetito e le dispepsie, e nel trattamento coadiuvante delle affezioni degenerative dell’apparato locomotore.
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