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Generalità
Un adeguato apporto di vitamina D in gravidanza è fondamentale sia per la salute della madre che per quella del nascituro.
In effetti, la carenza di vitamina D è stata associata ad alcuni esiti neonatali avversi, e a un aumentato rischio di complicanze tardive della gravidanza.
In particolare, è stata postulata un’associazione tra carenza gestazionale di vitamina D e un aumentato rischio di preeclampsia, diabete mellito gestazionale, taglio cesareo e vaginosi batterica nella madre, oltre che di parto pretermine e basso peso alla nascita 1.
Nel 2016, una revisione sistematica della letteratura ha riportato che, su base mondiale, il 54% delle donne in gravidanza e il 75% dei neonati mostravano insufficienze o carenze di vitamina D 2, 3.
A Cosa Serve
La vitamina D è prima di tutto essenziale per il mantenimento della mineralizzazione ossea. Risulta infatti fondamentale per aumentare l’assorbimento di calcio nell’intestino.
Poiché le concentrazioni di 25(OH)D circolanti nel feto dipendono dallo stato di vitamina D materna, è ampiamente accettato che la carenza di vitamina D durante la gravidanza dovrebbe essere prevenuta per proteggere lo sviluppo scheletrico fetale 4, 5.
Tuttavia, le funzioni della vitamina D vanno ben oltre l’effetto positivo sulla salute ossea.
Basti pensare che almeno 1.000 diversi geni – che governano praticamente ogni tessuto del corpo – sono regolati dalla vitamina D, inclusi molti geni coinvolti nel metabolismo del calcio e nel funzionamento del sistema neuromuscolare e immunitario 6.
Nei bambini, una grave carenza di vitamina D può indurre una mineralizzazione difettosa dei denti, con conseguenti difetti della dentina e dello smalto 7.
La vitamina D svolge anche un ruolo importante nel sistema immunitario e ha effetti sia sulla risposta immunitaria innata che su quella adattativa 8, 9.
Secondo una revisione del 2019, la carenza di vitamina D a breve termine può aumentare direttamente la pressione sanguigna e promuovere danni agli organi bersaglio 10.
Inoltre, gli studi osservazionali indicano che la vitamina D aiuta a ridurre il rischio di diabete (sia di tipo 1 nell’infanzia che di tipo 2 in età adulta) 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18.
Fonti Alimentari
Le principali fonti di vitamina D per le donne incinte sono la luce solare, i latticini fortificati (poco diffusi in Italia), il pesce azzurro e gli integratori alimentari 19.
Gli alimenti con il più alto contenuto di vitamina D sono 20:
- olio di pesce (400-1000 UI/cucchiaio di olio),
- salmone pescato (600-1000 UI/100 g),
- anguilla (1200 UI/100 g),
- aringa sott’olio (400-800 UI/100 g),
- sardine (300 UI/100 g),
- salmone in scatola (300-600 UI/100 g),
- aringa in scatola (250 UI/100 g),
- tonno in scatola (230 UI/100 g),
- funghi shiitake (100 UI/100 g),
- tuorlo d’uovo (20-50 UI/1 tuorlo d’uovo),
- latte vaccino (0,4-1,2 UI/100 ml),
- latte materno (1,5-8 UI/100 mL)
- formaggio (7-28 UI / 100 g).
Esposizione solare
L’esposizione alla luce solare è la principale fonte di vitamina D.
Tuttavia, l’effettivo contributo dell’esposizione solare dipende da molti fattori e diminuisce se:
- si vive lontano dall’equatore dove c’è poco sole tutto l’anno;
- si vive in una zona con alti livelli di inquinamento atmosferico o una fitta nuvolosità;
- si usa costantemente la protezione solare;
- ci si copre con cappelli e vestiti quando ci si espone al sole;
- si eseguono lavori in ambienti chiusi o si lavora di notte;
- si ha la carnagione scura.
Quanta ne serve
È probabile che l’integrazione di vitamina D durante la gravidanza sia generalmente necessaria per raggiungere concentrazioni corporee ritenute utili per la salute fetale e materna 21, 22, 23, 24.
L’esposizione al sole, la dieta, il colore della pelle e l’obesità hanno un impatto variabile e sostanziale sui livelli di vitamina D nel corpo.
Pertanto, misurare le concentrazioni sieriche di 25(OH)D all’inizio della gravidanza permette al medico di capire quando è effettivamente necessario integrarla.
Nel 2010, il FNB dell’Istituto di Medicina degli Stati Unti ha fissato il livello di assunzione raccomandato a 15 μg (600 UI) di vitamina D al giorno per tutte le donne in gravidanza 25.
Tuttavia, i dati provenienti da studi sull’integrazione generale nella popolazione indicano che gli adulti che vivono a latitudini temperate richiedono un’assunzione di vitamina D di almeno 800-1.000 UI al giorno per raggiungere concentrazioni sieriche di 25(OH)D sufficienti (almeno 30 ng/ml) 3.
Uno studio ha confrontato tre diversi dosaggi di vitamina D supplementare in gravidanza, vale a dire 400 UI, 2.000 UI e 4.000 UI al giorno 26. In una successiva analisi di questo studio, gli Autori hanno suggerito che una dose di integrazione di 4.000 UI di vitamina D al giorno consentirebbe alle donne in gravidanza di raggiungere concentrazioni ottimali di vitamina D 27.
Rischi della Carenza
Una revisione sistematica della letteratura ha riportato che su base mondiale, il 54% delle donne in gravidanza e il 75% dei neonati avevano concentrazioni di 25(OH)D inferiori a 50 nmol/litro, una soglia comunemente usata per descrivere la carenza di vitamina D 28, 3.
Un basso livello di vitamina D in gravidanza è stato associato a un aumentato rischio di esiti avversi sia per la madre che per il bambino.
Una revisione sistematica e meta-analisi di 31 studi osservazionali ha osservato che l’insufficienza di vitamina D nelle donne in gravidanza può essere associata a diabete gestazionale, preeclampsia e vaginosi batterica 29.
Inoltre, un basso livello di vitamina D in gravidanza è stata collegata a un aumentato rischio di parto pretermine (nascita prima delle 37 settimane di gestazione), basso peso alla nascita (< 2.500 grammi), ipocalcemia neonatale e alterato sviluppo scheletrico, polmonare e immunitario 30, 31, 32, 33.
Potenziali Benefici
Gli Autori dello studio precedentemente citato hanno scoperto che il gruppo di donne che avevano assunto 4.000 UI di vitamina D al giorno durante la gravidanza mostrava un’incidenza inferiore di diverse complicanze della gravidanza, come preeclampsia, diabete gestazionale, parto pretermine, taglio cesareo e infezione 27.
Un’analisi aggregata di 15 studi randomizzati controllati ha concluso che l’integrazione di vitamina D aumenta la 25(OH)D sierica durante la gravidanza e può ridurre il rischio di preeclampsia, basso peso alla nascita e parto pretermine 35. Tuttavia, la stessa revisione sollecitava cautela nell’interpretazione clinica dei dati a causa della bassa qualità, dell’assenza di segnalazioni di effetti avversi e di un alto rischio di bias nella maggior parte degli studi 5.
Secondo una revisione pubblicata nel 2020, l’integrazione di vitamina D in gravidanza riduce significativamente la resistenza all’insulina materna e aumenta il peso alla nascita del bambino 36.
Tuttavia, al momento non ci sono dati di prova sufficienti per raccomandare l’assunzione generalizzata di vitamina D a tutte le donne in gravidanza 34. Spetta naturalmente al medico stabilire l’opportunità di una specifica integrazione e la relativa posologia.