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Magazine X115 X115 Malattie infiammatorie Intestinali | Diete e Integratori Utili

Malattie infiammatorie Intestinali | Diete e Integratori Utili

  • 10 minuti

Cosa sono

Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) rappresentano un gruppo di patologie caratterizzate da un danno alle mucose del tubo digerente, generato e alimentato dall’infiammazione cronica.

La malattia di Crohn, la colite ulcerosa e la colite microscopica rappresentano le tre malattie infiammatorie intestinali più comuni.

  • Il morbo di Crohn può causare infiammazioni in qualsiasi parte del tratto digestivo (dalla bocca all’ano), ma solitamente coinvolge l’intestino tenue e la prima parte dell’intestino crasso.
  • La colite microscopica e la colite ulcerosa colpiscono esclusivamente l’intestino crasso.

I sintomi più comuni delle malattie infiammatorie intestinali includono diarrea, perdita di peso inspiegabile, dolore addominale, gonfiore e affaticamento.

L’esatta causa di queste patologie è sconosciuta, ma verosimilmente legata a una reazione autoimmune che coinvolge disfunzioni del sistema immunitario, predisposizione genetica, alterazioni del microbiota intestinale e fattori legati allo stile di vita.

Purtroppo non esiste una cura definitiva per queste malattie, ma farmaci, modifiche dello stile di vita e diete apposite possono aiutare a gestire la condizione.

malattie infiammatorie intestinali

Dieta

La dieta può esercitare un ruolo rilevante nell’insorgenza e nel decorso delle malattie infiammatorie intestinali.

Ruolo nell’insorgenza delle IBD

In generale, si è visto che il tipico modello dietetico occidentale – caratterizzato da un elevato apporto di cereali raffinati, carne rossa o lavorata e grassi animali, insieme a un basso apporto di frutta e verdura – può aumentare il rischio di sviluppare queste malattie 1.

Al contrario, un maggior consumo di frutta, verdura e fibre è associato a un ridotto rischio di sviluppare queste malattie 2.

Secondo uno studio prospettico di coorte su quasi 500.000 persone, rispetto ai partecipanti con il più basso apporto giornaliero di fibre (circa 7 grammi), il rischio di sviluppare una malattia infiammatoria intestinale è risultato inferiore del 26% nei partecipanti con il più alto apporto giornaliero di fibre (circa 23 grammi) 3. In particolare, si è osservato un rischio inferiore del 52% di malattia di Crohn, mentre il rischio di colite ulcerosa è risultato pressoché invariato.

Secondo una meta-analisi di 24 studi osservazionali, su una popolazione totale di oltre 4.000.000 di uomini e donne, un maggior consumo di alimenti ultraprocessati o raffinati era associato a un rischio 4:

  • maggiore del 13% di sviluppare malattie infiammatorie intestinali nel loro complesso;
  • maggiore del 19% di sviluppare il morbo di Crohn,
  • non rilevante di sviluppare la colite ulcerosa.

Leggi il nostro articolo sui junk foods per scoprire di più sugli alimenti ultraprocessati.

In un altro studio di coorte, il consumo totale di carne – in particolare di carne rossa – era collegato a un aumento del 40-60% del rischio di colite ulcerosa 5.

Uno studio prospettico su quasi 200.000 donne ha scoperto che una dieta ricca di potassio era associata a una ridotta probabilità di sviluppare la malattia di Crohn 6.

Una meta-analisi ha identificato diversi alimenti che possono aumentare il rischio di sviluppare queste malattie, tra cui 7:

  • Margarina e alcuni oli da cucina (PUFA omega-6);
  • Proteine animali (potrebbero anche essere collegate al contenuto di omega-6 della carne; pesce e omega-3 sembrano invece protettivi);
  • Carne lavorata;
  • Alcol.

Ruolo sul decorso delle IBD

Oltre a incidere sul rischio di malattie infiammatorie intestinali, la dieta può influire sui sintomi e sul rischio di riacutizzazione quando queste malattie sono già presenti.

A tal proposito, la seguente tabella riporta i risultati di uno studio su 691 persone, di cui 248 affette da malattia di Crohn. In particolare, illustra i benefici di due tipi di diete sane rispetto a una tipica dieta occidentale (caratterizzata da un basso apporto di frutta, verdura, proteine vegetali e cereali cotti, e da un moderato apporto di altri gruppi alimentari) 8.

Tipo di dieta sana Benefici rispetto alla dieta occidentale
Elevato apporto di frutta, verdura, proteine vegetali e cereali cotti; assunzione media di grassi/oli aggiunti, zuccheri, prodotti della pesca e latticini; consumo moderato di carne, uova e cereali; basso consumo di acqua a favore di succhi e altre bevande Probabilità inferiore del 45% di avere sintomi di colite ulcerosa
Elevato apporto di frutta, verdura, proteine vegetali e cereali cotti e basso apporto di proteine animali, grassi aggiunti, zuccheri, uova, pane; riduzione anche delle altre bevande a favore dell’acqua Probabilità inferiore del 69% di avere sintomi di colite ulcerosa e del 68% di avere sintomi di morbo di Crohn

In uno studio di coorte retrospettivo su 5.763 adulti, un maggior consumo di carne lavorata (quindi salumi e altre carni conservate) è stato associato a un aumentato rischio di mortalità per tutte le cause negli adulti con malattia di Crohn (ma non con colite ulcerosa) 9. In particolare, ogni aumento di 25 grammi al giorno nel consumo di carne lavorata è stato associato a un aumento del 70% del rischio di mortalità per tutte le cause.

Una dieta a basso contenuto di FODMAP sembrerebbe migliorare alcuni sintomi gastrointestinali nei pazienti che soffrono di malattie infiammatorie intestinali, senza modificare i marcatori di attività della malattia 10. Tuttavia, la sua efficacia è ancora oggetto di discussione 11, 12.

Nonostante questi risultati, le diete di esclusione – come quelle che eliminano latte, carragenina o prodotti animali – tendono ad avere un effetto minimo o nullo sull’attività delle malattie infiammatorie intestinali o sui tassi di remissione 5.

I loro effetti possono variare da paziente a paziente e in generale bisognerebbe considerare la correzione della dieta come parte di un miglioramento complessivo dello stile di vita, che dedichi le giuste attenzioni anche all’esercizio fisico, alla gestione dello stress e al benessere interiore 13.

Diete enterali

Quando le malattie infiammatorie intestinali si presentano in forme particolarmente gravi e invalidanti, i medici possono ricorrere alla nutrizione enterale esclusiva.

In questi casi il paziente viene alimentato con formule liquide specifiche per soddisfare le esigenze dietetiche del paziente.

A seconda dei casi, queste formule possono essere assunte per via orale o tramite sondino naso-gastrico (un tubo sottile e morbido che viene inserito nel naso e lungo la gola fino allo stomaco per somministrare la formula).

In genere, la dieta enterale viene adottata per 8-12 settimane fino al raggiungimento della remissione.

Un simile approccio, per quanto invasivo, può indurre la remissione della malattia, soprattutto nelle IBD pediatriche, e prevenire le riacutizzazioni quando un paziente è in remissione 14.

Integratori

Poiché le persone con malattie infiammatorie intestinali possono avere difficoltà ad alimentarsi in maniera quantitativamente e/o qualitativamente adeguata, possono essere richiesti integratori alimentari 15, 14 16.

Oltre ai supplementi necessari per sopperire a specifiche carenze nutrizionali (es. vitamina A, calcio e ferro), alcuni integratori possono aiutare ad alleviare i sintomi della malattia.

Probiotici

La maggior parte delle prove indica che i probiotici, i prebiotici (incluso l’amido resistente) e i simbiotici possono risultare modestamente efficaci nel ridurre alcuni sintomi delle IBD e nel favorire la remissione dalla malattia, specialmente in caso di colite ulcerosa 17, 18, 19, 20, 21, 22.

Una meta-analisi, ad esempio, ha concluso che una miscela di probiotici contenente specie Bifidobacteria, Lactobacillus e Streptococcus aumentava i tassi di remissione di 1,7 volte rispetto al placebo 23.

È difficile dire quali probiotici funzionino meglio di altri a tale scopo; in generale, le specie Bifidobatteri e Lactobacillus sembrano utili nei pazienti con colite ulcerosa 23, 24, 25, 26. Benefici sono stati osservati anche con Saccharomyces boulardii e Propionibacterium freudenreichii 27, 28, 29.

Omega-3

In generale, le persone che mangiano più pesce (assumendo così maggiori quantità di omega-3) sembrano avere meno probabilità di contrarre il morbo di Crohn 7.

D’altro canto, non è chiaro se l’integrazione di omega-3 possa aiutare la malattia di Crohn che si è già sviluppata e progredita. Tuttavia, numerosi studi hanno suggerito che gli omega-3 possono aiutare a mantenere la malattia di Crohn in remissione 7, 30.

In uno studio prospettico di coorte su 265.839 partecipanti, seguiti in media per 11,8 anni, il consumo regolare di pesce azzurro o l’assunzione di integratori di olio di pesce sono stati associati a un ridotto rischio di malattie infiammatorie intestinali 31.

Rispetto ai partecipanti che non avevano mai consumato pesce azzurro, il rischio:

  • complessivo di IBD era inferiore del 19% nei partecipanti che ne consumavano 1 porzione a settimana.
  • di malattia di Crohn era inferiore del 26%, 41% e 35% nei partecipanti che consumavano rispettivamente meno di 1 porzione a settimana, 1 porzione a settimana e più di 1 porzione a settimana;
  • di colite ulcerosa non è stato significativamente influenzato.

Per quanto riguarda gli integratori di olio di pesce, il rischio di IBD era inferiore del 16% negli utilizzatori di integratori di olio di pesce, rispetto ai non utilizzatori. In questo caso, l’integrazione di omega-3 è stata associata a minori rischi sia di morbo di Crohn che di colite ulcerosa.

Psillio

Uno studio RCT su 29 soggetti con colite ulcerosa in remissione ha riscontrato un miglior controllo dei sintomi intestinali assumendo lo psillio rispetto al placebo. Quattro pazienti non sono riusciti a terminare lo studio a causa di una ricaduta; di questi, tre stavano assumendo il placebo 32.

Un altro studio su 105 pazienti ha scoperto che le fibre di psillio mantengono la remissione nella colite ulcerosa quasi quanto il farmaco mesalamina. Inoltre, psillio e mesalamina insieme si sono rivelati più efficaci rispetto alla loro assunzione individuale 33.

Curcumina e Boswellia

Gli estratti naturali ad azione antinfiammatoria trovano il loro razionale d’impiego a causa dell’infiammazione cronica che caratterizza e accompagna le IBD.

Numerosi studi clinici hanno evidenziato i possibili benefici della curcumina nella gestione delle malattie infiammatorie intestinali, da sola o in combinazione con farmaci convenzionali 35, 36, 7.

Secondo una recente revisione, un gran numero di studi di base e clinici ha dimostrato che la curcumina aiuta a trattare le IBD e può anche mantenere la remissione delle IBD 37. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi clinici multicentrici su larga scala per confermarne l’efficacia e la sicurezza. 

Ulteriori prove emergenti suggeriscono che il resveratrolo e la curcumina potrebbero migliorare i sintomi gastrointestinali e la qualità della vita, mentre l’integrazione di vitamina D potrebbe ridurre l’infiammazione e incoraggiare il ricambio cellulare per la riparazione della mucosa intestinale 38, 39, 40.

Anche la Boswellia serrata, con la sua azione antiossidante e antinfiammatoria, potrebbe rivelarsi utile 41.

Ad esempio, si è rivelata efficace nel trattamento di 30 pazienti affetti da colite cronica 42, mentre in un altro studio ha migliorato la colite ulcerosa con una remissione dell’80-82% 43.

Un altro studio ha scoperto che 14 persone su 20 affette da malattia infiammatoria intestinale (IBD) e trattate con integratori di Boswellia hanno ottenuto la remissione 44.

Altri Integratori utili

Alcuni studi clinici hanno osservato benefici anche con altri integratori, come:

  • vite del dio del tuono (Tripterygium wilfordii), che in alcuni piccoli studi ha mostrato effetti terapeutici comparabili a quelli di alcuni farmaci antinfiammatori 45, 46, 47, 48, 49, 50;
  • fosfatidilcolina, che in 4 studi su 316 pazienti con colite ulcerosa ha ridotto la gravità della malattia e l’uso di corticosteroidi, migliorando anche la qualità della vita e favorendo le remissioni 51, 52, 53, 54;
  • propionil-l-carnitina, che ha mostrato un potenziale per ridurre i sintomi della colite ulcerosa (ma non del morbo di Crohn) 55, 56, 57;
  • acidi grassi a catena corta, in particolare butirrato, che hanno dimostrato di poter migliorare i sintomi della colite ulcerosa e del morbo di Crohn 58, 59, 60, 61, 62.

In generale, è bene non riporre eccessive speranze nell’uso degli integratori.

Inoltre, il loro impiego dev’essere avvallato dal medico curante, che ne valuterà i possibili benefici e i rischi associati.

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