INDICE ARTICOLO
Introduzione
L’Acido Folico – altrimenti detto vitamina B9 o Folato – è una vitamina essenziale per l’uomo, soprattutto in determinate fasi della vita. Chimicamente impegnato nel trasferimento di unità carboniose, l’Acido Folico partecipa attivamente ad una serie di reazioni metabolicamente importanti tra le quali:
- Sintesi degli acidi nucleici;
- Detossificazione da Omocisteina, elemento pro-ossidante ad alto rischio cardiovascolare;
- Controllo dell’espressione genica e dei processi di differenziamento cellulare;
- Metabolismo di alcuni aminoacidi;
- Sintesi di Metionina.
Queste numerose attività molecolari si traducono in una serie di eventi biologici fisiologicamente preziosi. In tal senso, infatti, la corretta assunzione di Acido Folico si è rivelata fondamentale nel garantire un corretto sviluppo del nascituro, prevenendo malformazioni neonatali come la spina bifida e i difetti del tubo neurale, nel prevenire l’insorgenza di patologie cardiovascolari ed ossidative e nel prevenire patologie neurologiche come l’Alzheimer e la demenza senile. Particolarmente interessanti, inoltre, sarebbero alcune evidenze cliniche che vedrebbero una diretta attività di controllo dell’Acido Folico nei confronti di alcuni cloni neoplastici, potendo pertanto minare la crescita tumorale e le relative conseguenze cliniche.
Carenza di Acido Folico
Tralasciando le carenze di Folati legate a diete povere e inadeguate, in questo periodo storico il deficit di tale vitamina risulterebbe per lo più correlato ad abitudini voluttuarie particolarmente dannose. Il consumo cronico di alcol ed il fumo di sigaretta costituiscono oggi i principali responsabili di stati carenziali e deficitari di acido folico, spesso protagonisti di quadri clinici anche gravi, caratterizzati da: anemia megaloblastica, leucocitopenia, iperomocisteinemia, patologie cardiovascolari e neurologiche A complicare ulteriormente questa situazione vi sarebbe anche il contributo dei geni, che vedrebbe, in alcuni casi, la presenza di polimorfismi dell’enzima Metil-Tetra-Idro-Folato-reduttasi, come ulteriore fattore di rischio per deficit plasmatici e cellulari di Folati.
Acido Folico e fumo
Oltre agli importanti effetti genotissici del fumo di sigaretta e dei suoi numerosi cataboliti, il consumo cronico di sigaretta è stato, ormai da tempo, associato a carenze vitaminiche di importante significato clinico. Questo stato deficitario cronico potrebbe essere corresponsabile dei potenziali effetti collaterali del fumo di sigaretta non solo sull’apparato respiratorio, laddove vi è un azione di contatto fisico diretto, ma anche nei confronti di altri sistemi come quello cardiovascolare e nervoso. La letteratura infatti è ormai concorde nel ritenere il fumo di sigaretta come uno dei principali responsabili del deficit cronico di Folati, come purtroppo recentemente osservato anche in popolazioni Mediterranee, pertanto caratterizzate da adeguato intake di questa vitamina. Stati deficitari che persisterebbero anche in seguito ad un ulteriore assunzione di Folati, suggerendo così la persistenza di metaboliti del fumo di sigaretta direttamente coinvolti nel metabolismo del carbonio. Dal punto di vista clinico, la carenza di Folati combinata al deficit fumo-indotto di Vitamina B6 e Vitamina B12, esporrebbe il paziente:
- All’aumentato rischio di patologie cardiovascolari e neurologiche sostenute dall’inevitabile incremento delle concentrazioni di Omocisteina, fattore pro-ossidante direttamente coinvolto nel deterioramento arterioso e cardiaco. Sempre all’Omocisteina si attribuiscono attività pro-coagulative, aterosclerotiche e pro-ossidanti nei confronti della B-Amiloide (proteina coinvolta nella patogenesi dell’Alzheimer) e secondo alcuni autori anche cancerogene.
- All’aumentato rischio di insorgenza di patologie oncologiche. Il deficit di Folati infatti è ormai riconosciuto come un consistente fattore di rischio per l’insorgenza del cancro, proprio a causa delle alterate capacità di metilazione e di riparazione del DNA. La letteratura è concorde nel ritenere i Folati utili nella prevenzione del cancro al colon-retto e secondo recenti studi anche del polmone e della mammella.
Oltre al deficit quantitativo assoluto di Folati, il fumo di sigaretta determinerebbe un anomala ridistribuzione tissutale dei Folati e dei suoi cataboliti. Più precisamente, secondo alcuni autori, il fumo di sigaretta determinerebbe un incremento delle concentrazioni salivari di Folati e dei suoi cataboliti, alterando da un lato il normale pull di antiossidanti locali e dall’altro sottraendo preziosi elementi al circolo sistemico e agli altri tessuti.
L’integrazione con Acido Folico nei fumatori
Il deficit quantitativo di Folati, l’iperomocisteinemia e l’aumentato rischio di patologie cardiovascolari e neurologiche, ha spinto differenti autori a sperimentare, nei fumatori, l’utilizzo di alimenti fortificati o di integratori appositi. In questo senso tuttavia il rispetto dei normali fabbisogni di Folati, previsti per la popolazione generale, non è stato sufficiente a determinare miglioramenti apprezzabili nelle quantità degli stessi, dovendo pertanto ricorrere a dosaggi sensibilmente maggiori. In riferimento alla popolazione fumatrice quindi la corretta supplementazione con Acido Folico avrebbe determinato:
- Una riduzione delle concentrazioni di citochine infiammatorie;
- Un miglioramento della funzionalità vascolare;
- Un miglioramento delle caratteristiche coagulative;
- Una riduzione dei fattori di rischio cardiovascolari;
- Una riduzione del rischio di sviluppare patologie cardiovascolari;
- Una riduzione del rischio di sviluppare patologie neurologiche;
- Una riduzione del rischio di sviluppare patologie oncologiche a carico delle vie respiratorie ed urinarie.
L’adeguata integrazione con Acido Folico quindi costituirebbe parte integrante delle strategie preventive a sostegno della salute dei fumatori, seppur l’unico modo per evitare ulteriori stati carenziali sarebbe quello di smettere di fumare.
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