Gli alimenti ultraprocessati (o ultratrasformati o ultralavorati) sono cibi che vengono prodotti dall’industria alimentare usando principalmente sostanze estratte o derivate dagli alimenti (tra cui oli, grassi, zucchero, amido, proteine).
In genere, si tratta di prodotti pronti da mangiare, da bere o da riscaldare, come bevande gassate, biscotti, creme spalmabili, estratti di carne e pollo, prodotti a base di carne ricostituiti (es. wurstel), salse, pasticcini, torte e "cereali" per la prima colazione, yogurt aromatizzati, zuppe pronte e prodotti ipocalorici o a basso contenuto di grassi.
Un alimento ultraprocessato risulta molto distante da come il cibo si trova in natura, contrapponendosi ai cosiddetti cibi integrali o minimamente lavorati. Pensiamo ad esempio alle differenze che separano un porridge di avena (alimento minimamente lavorato) da un estruso di frumento glassato per la prima colazione (alimento ultraprocessato).
In una dieta tipica occidentale, i cibi ultraprocessati costituiscono più della metà dell’assunzione di energia. Purtroppo, un elevato consumo di questi cibi porta a una dieta nutrizionalmente sbilanciata, ricca di energia, grassi saturi, zuccheri e sale, ma povera di fibre, vitamine e minerali1. Una simile dieta aumenta il rischio di obesità e innalza i fattori di rischio cardiometabolico 2.
Per questo motivo, è stato dimostrato che il consumo di alimenti ultra-processati ha un impatto negativo sulla salute umana, influenzando negativamente il peso corporeo, la resistenza all’insulina, l’infiammazione sistemica, la pressione sanguigna e il microbiota intestinale 3, 4, 5.
Dalla letteratura scientifica emergono prove di forti associazioni tra un consumo elevato di alimenti ultra-processati e l’aumento del rischio di:
steatosi epatica non alcolica ("fegato grasso") e altre malattie epatiche.
Ad esempio, una recente revisione della letteratura ha riportato un’associazione tra l’elevato consumo di cibi ultraprocessati e un aumento del rischio di sviluppare diabete (37%), ipertensione (32%), ipertrigliceridemia (47%), bassa concentrazione di colesterolo HDL (43%) e obesità (32%) 6.
Secondo un altro studio che ha previsto 18 anni di monitoraggio dei soggetti arruolati, ogni porzione giornaliera aggiuntiva di cibo ultraprocessato aumentava del 7% il rischio di malattie cardiovascolari 7.
Un’altra revisione suggerisce che un consumo elevato di alimenti ultraprocessati è associato a un aumento significativo del rischio di sovrappeso/obesità (+39%), circonferenza della vita elevata (+39%), bassi livelli di colesterolo HDL (+102%) e sindrome metabolica (+79%), oltre a un aumento del rischio di mortalità generale (+25%) 8.
Un’ulteriore meta-analisi di 17 studi osservazionali conclude che mangiare più cibi ultra-processati (rispetto a mangiarne meno) si associa a una probabilità maggiore del 8a:
58% di contrarre qualsiasi malattia epatica,
72% di contrarre la steatosi epatica non alcolica,
31% di contrarre la fibrosi epatica
35% di contrarre il cancro al fegato.
Secondo un’altra meta-analisi di 29 studi osservazionali su 246.261 adulti (perlopiù anziani), con o senza problemi di salute noti, un maggiore consumo di alimenti ultra-processati è risultato associato a un rischio maggiore di scarsa forza muscolare (+13%) e fragilità (+40%) 8b.
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