INDICE ARTICOLO
Introduzione
Con il termine Vitamina A generalmente si intende una serie di composti – strutturalmente e funzionalmente correlati – che assunti sotto forma di pro-vitamine vengono successivamente metabolizzati dall’organismo umano nella forma biologicamente attiva. Tra le varie molecole generalmente definite pro-Vitamina A, è possibile ritrovare il Beta-Carotene, i retinoli, l’acido retinoico e in generale i carotenoidi, tutti caratterizzati dall’elevata liposolubilità e dal tropismo epatico. L’eterogeneità chimica della Vitamina A corrisponde alla sua complessità biologica, con numerose funzioni organiche riassumibili:
- Nell’attività protettiva nei confronti della retina e del sistema visivo;
- Nella spiccata attività antiossidante e citoprotettiva;
- Nell’attività eritropoietica;
- Nell’attività immunologica e immunomodulatoria.
Solo recentemente, numerosi lavori di biologia molecolare, hanno identificato il complesso meccanismo d’azione della Vitamina A, paragonabile a quello di un ormone, che la vedrebbe coinvolta nella regolazione dell’espressione genica e nel controllo della funzionalità di differenti elementi cellulari.
Carenza di Vitamina A
Nonostante stati carenziali gravi di Vitamina A siano ormai rari e perlopiù riconducibili a gravi malnutrizioni o alla presenza di patologie pancreatiche ed infiammatorie – intestinali, esistono numerose condizioni in grado di determinare un graduale e progressivo consumo di questa Vitamina. La carenza subclinica di Vitamina A, secondo recenti evidenze, potrebbe correlarsi a condizioni morbose come alterazioni del visus e patologie ossidative dell’occhio, patologie infiammatorie dell’apparato gastro-intestinale, disfunzione tiroidea ed aumentata suscettibilità a patologie infettive. Tra i fattori di rischio, associati a queste condizioni sub-carenziali, vi sarebbero, oltre alla malnutrizione ed alle cattive abitudini dietetiche, stili di vita inadeguati ed abitudini voluttuarie come il tabagismo.
Vitamina A e fumo
E’ noto come la Vitamina A – e più in generale i retinoidi – regolino l’adeguato sviluppo polmonare, intervenendo in particolare nella maturazione e nel rimaneggiamento dell’epitelio alveolare. Carenze di Vitamina A potrebbero quindi associarsi, come osservato in piccoli modelli sperimentali, a disfunzioni respiratorie come l’enfisema. Numerosi lavori hanno dimostrato, sia sperimentalmente che clinicamente, come il tabagismo – in particolare la continua inalazione di alcuni composti come il Benzo-a-pirene – possa determinare una deplezione progressiva di Vitamina A, dapprima polmonare e successivamente sistemica. Tale deficit fumo-indotto, potrebbe quindi contribuire all’insorgenza di patologie polmonari come l’enfisema. Oltre ai danni locali indotti dal fumo di sigaretta, tra i quali sarebbero annoverabili anche tutti i processi di trasformazione cellulare a carico dell’epitelio delle alte e delle basse vie respiratorie, la continua inalazione di Radicali liberi dell’Ossigeno e di molecole pro-ossidanti, potrebbe determinare conseguenze irreversibili anche nei confronti degli altri sistemi. Più precisamente le carenze Vitaminiche indotte dal fumo di sigaretta, contestualmente all’enorme carico ossidante fornito, potrebbero incrementare il rischio di patologie cardiovascolari, patologie genito-urinarie e patologie ad andamento cronico-degenerativo, come quelle neurologiche ed osteoporotiche. Clinicamente significative, sarebbero anche le conseguenze del fumo di sigaretta e della relativa deplezione vitaminica sulla salute del feto, laddove tali condizioni sarebbero state associate ad un incrementato rischio di malformazioni neonatali come spina bifida e labio-palatoschisi.
L’integrazione con Vitamina A nei fumatori
Alla luce delle importanti conseguenze biologiche e cliniche del fumo di sigaretta sulle concentrazioni di Vitamina A e sui relativi rischi associati, da diversi anni si è cercato di studiare i potenziali effetti dell’integrazione con questa Vitamina sullo stato di salute dei fumatori. Nonostante la maggior parte dei risultati attualmente osservabili in letteratura si riferisca per lo più a modelli sperimentali, l’integrazione con Vitamina A, nei deficit fumo-indotti potrebbe:
- Prevenire le trasformazioni vascolari legate al fumo di sigaretta ed in particolare la calcificazione delle pareti e la disfunzione endoteliale;
- Prevenire le malformazioni fetali;
- Migliorare la qualità del seme, minata dal forte stress ossidativo;
- Ottimizzare i processi di recupero alveolare, riducendo così il rischio di enfisema;
- Migliorare la funzione vascolare coronarica e cerebrale, riducendo il rischio di eventi acuti come infarti e d ictus;
- Potenziare le difese antiossidanti endogene, esercitando un azione citoprotettiva degna di nota;
- Prevenire l’insorgenza di patologie ossidative dell’occhio come la cataratta e le retinopatie.
Tra i forti limiti legati alla supplementazione con Vitamina A vi è sicuramente quello del dosaggio. Più precisamente l’enorme discrepanza tra i dosaggi utilizzati in vitro e sui modelli sperimentali e quelli utilizzabili nella pratica clinica, costituisce uno dei più importanti deterrenti all’utilizzo routinario della Vitamina A nei fumatori. Per far fronte a questo problema i formulatori hanno pensato di abbassare i dosaggi di Vitamina A, potenzialmente tossici ad elevate concentrazioni, e contestualmente sfruttare l’azione complementare di altri antiossidanti come la Vitamina C. In tal caso quindi l’azione combinata potrebbe potenziare gli effetti antiossidanti, limitando sensibilmente i potenziali effetti collaterali.
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