INDICE ARTICOLO
Introduzione
Lo studio del pH della pelle e dei vari fattori influenti sul suo equilibrio ha impegnato differenti esperti per lungo tempo.
Dai primi studi rudimentali, iniziati tra gli ultimi anni del 1.800 e i primi del 1.900, sono ormai trascorsi svariati decenni, caratterizzati dall’avvicendamento di numerose tecniche, tra le quali la potenziometria.
Nei primi anni ’50, il Dr. Blank riuscì, con una certa ripetibilità, a caratterizzare il pH cutaneo osservando valori compresi tra 4,2 e 5,6. Indagini più recenti riportano un pH medio compreso tra 4,1 e 5,8 1.
Attualmente, i massimi esperti del settore ritengono che il pH della pelle umana oscilli tra 4,5 e 5,6. Uno studio pubblicato sull’International Journal of Cosmetic Science ha riferito che il livello di pH ideale è appena inferiore a 5 2. Anche il pH delle labbra, misurato a livello del vermiglio (la parte rossastra delle labbra) si attesta attorno a 5,0 3.
In merito al pH ideale della pelle bisogna tuttavia considerare che:
- esistono variazioni individuali, quindi tra una persona e l’altra;
- nella stessa persona, il pH della pelle varia nelle diverse zone cutanee; ad esempio, in specifiche regioni come quella ascellare, genitale e interdigitale, i valori di pH tendono a salire verso la neutralità;
- il pH "normale" della pelle, leggermente acido, si riferisce a quello misurato sulla superficie cutanea (non a caso si parla di "mantello acido"); tuttavia, addentandosi negli strati epidermici scopriamo che il pH cutaneo è sostanzialmente neutro (7) o leggermente alcalino (7,5).
L’acidità cutanea è solo superficiale ed è determinata dalla presenza del film idrolipidico cutaneo. Non interessa invece né l’epidermide, né il derma, dove si registra un pH basico o leggermente alcalino.
Perché è Importante
Il mantenimento di un pH cutaneo acido contribuisce a:
- difendere la cute dai microrganismi patogeni, potenzialmente responsabili di patologie dermatologiche e sistemiche; ad esempio, l’attività dei peptidi antimicrobici della pelle, un componente chiave dell’immunità innata, è ottimale a pH acido 4;
- rinnovare il mantello cutaneo e il film idrolipidico, impedendo la dispersione dei sottostanti liquidi cutanei, e proteggendo al contempo l’organismo da differenti fattori ambientali chimico-fisici;
- preservare la corretta vitalità della flora cutanea, importante nella regolazione di differenti funzioni biologiche complesse, tra le quali il controllo dell’attività del sistema immunitario e la protezione dalle specie patogene.
Il pH sulla superficie della pelle aumenta nei pazienti con dermatite seborroica 5, 6, 7.
È stato riportato che sulla pelle di pazienti affetti da eczema sono presenti grandi quantità di Staphylococcus aureus, che possono esacerbare la malattia 8. Questo batterio prospera ottimamente a livelli di pH compresi tra 7,0 e 7,5, sebbene sia in grado di riprodursi a valori di pH compresi tra 4,5 e 9,0.
L’uso dei pannolini nei bambini è associato a un aumento dell’umidità e del pH della pelle, che a sua volta favorisce l’insorgenza della dermatite da pannolino. Uno studio ha osservato che la pelle con pannolini ha un valore di pH più alto (5,9) mentre la pelle senza pannolini ha un pH inferiore (5,3) 9.
Uno studio ha scoperto che i pazienti diabetici avevano un pH cutaneo significativamente più alto rispetto alla popolazione sana 10. Ciò favorirebbe le infezioni da Candida albicans 11, 12, 13.
Fattori determinanti
Il pH della pelle può essere influenzato da numerosi fattori, di origine esogena o endogena, fisiologici o francamente patologici.
Fattori Endogeni
Età
Interessantissimi studi dimostrano come il viraggio acido del pH cutaneo si realizzi nelle prime settimane di vita extrauterina, quando dal pH neutro della nascita si assiste a una sensibile acidificazione dell’intera superficie cutanea.
Durante la maturazione sessuale, il pH della pelle nella volta ascellare sale da circa 5,0 a quasi 7,0 e quindi ritorna a un pH inferiore durante l’involuzione sessuale.
Sesso
Le femmine mostrano valori di pH cutaneo significativamente più alti rispetto ai maschi 14.
Etnia
Alcuni studi hanno descritto valori di pH leggermente superiori nell’etnia caucasica (razza bianca) 15, 16, 17.
Tuttavia, altri Autori hanno riportato un pH superficiale della pelle più elevato nei neri africani rispetto ai caucasici in molte aree del viso 18.
Produzione di sebo
Esiste una correlazione negativa tra la secrezione di sebo e il pH della pelle 19.
Nei pazienti affetti da acne volgare, l’eccessiva produzione di sebo sembrerebbe influenzare il pH, che si presenta in genere aumentato (meno acido) creando le condizioni ottimali di crescita per specie batteriche comedogeniche.
Sudore
Il sudore è composto prevalentemente da cloruro di sodio, acido lattico, urea e acidi grassi. La natura acida della pelle umana è in parte dovuta all’acido lattico presente nel sudore.
Tuttavia, all’aumentare del tasso di sudore, le concentrazioni di ammoniaca, acido piruvico e lattato diminuiscono, quindi il pH aumenta 20, 21, 22, 23, 24.
Area cutanea esaminata
Tutti gli studi sembrano concordi nel ritenere che le regioni più umide, come il cavo ascellare, la regione genitale, la regione inguinale e le aree interdigitali, piuttosto che le pliche cutanee, possano presentare valori di pH superiori (meno acidi) rispetto la media.
Integrità del mantello idrico (vedi NMF)
Determinato dal sudore e dai fattori in esso disciolti, come acido lattico, urea, ammonio e sali minerali.
Sono in particolare le componenti acide idrosolubili del NMF (acido lattico, acido urocanico, acido piroglutammico) a dare il maggior contributo all’acidità cutanea. Tuttavia, partecipano all’acidificazione della superfice cutanea anche gli acidi grassi del sebo e dei lipidi cutanei.
In particolare, la disgregazione per via enzimatica dei fosfolipidi, dei trigliceridi e di alcune proteine può liberare piccole quantità di acidi.
Gli acidi organici e grassi escreti dall’ospite, nonché i sottoprodotti dell’attività metabolica del microbiota cutaneo, hanno quindi un ruolo rilevante nel determinare l’acidità della superficie cutanea 25.
Fattori Esogeni
Tra i fattori esogeni, quelli maggiormente influenti sul pH della pelle includono:
- la detersione cutanea;
- l’applicazione di cosmetici;
- l’utilizzo di antibatterici ad uso topico;
- l’abbigliamento;
- la dieta.
Detersione cutanea
Numerosi studi dimostrano come l’utilizzo di specifici detergenti, più o meno acidi, influenzi temporaneamente il valore di pH cutaneo.
Persino il "lavaggio" con semplice acqua di rubinetto aumenta il pH della pelle con un effetto a breve termine 26.
Dopo il lavaggio, il ripristino del pH cutaneo necessita fino a diverse ore prima di poter raggiungere il livello fisiologico.
Cosmetici
In genere, i valori di pH della pelle diminuiscono dopo l’applicazione di prodotti cosmetici 2, 27.
Antibatterici per uso topico
Il pH sembra influenzare ed essere a sua volta influenzato dalla normale flora batterica cutanea.
Pertanto, una variazione della stessa, indotta dall’utilizzo di antibiotici, potrebbe compromettere seriamente i valori normali di pH.
Abbigliamento
Recenti evidenze dimostrerebbero come l’utilizzo di indumenti particolarmente aderenti e occlusivi potrebbe determinare un incremento dei valori di pH sulla superficie cutanea, soprattutto in determinate regioni, come quelle anogenitali.
Alimentazione
Differenti lavori dimostrano come la dieta possa influenzare i valori di pH cutaneo.
Al momento, i fattori dietetici maggiormente influenti sembrerebbero correlarsi al consumo di diete particolarmente ricche in acidi grassi saturi, piuttosto che a diete prevalentemente vegetariane.
I meccanismi alla base di tali variazioni vedrebbero da un lato l’incremento della secrezione di sebo (dieta ricca di grassi saturi) e dall’altro l’azione tamponante acido-base della cute.
Ad esempio, un basso apporto di legumi e un elevato apporto di carne, latticini, bevande e alcol è stato correlato a un pH della pelle più alto e a un maggior contenuto di sebo 31. Al contrario, un elevato apporto di semi, noci e frutta potrebbe essere correlato a un pH più acido della pelle 32, 33.
Inoltre, l’integrazione di omega-6, come acido linoleico e GLA, potrebbe aiutare ad acidificare il pH cutaneo 34.
Effetto della Detersione
Il pH della pelle aumenta temporaneamente in seguito alla detersione, anche quando viene effettuata con semplice acqua.
Infatti, il risciacquo può portarsi via, assieme allo sporco, un po’ di acidi idrosolubili componenti il mantello idrolipidico.
In generale, tanto più il detergente o il risciacquo rimuove o neutralizza le componenti acide del mantello, tanto più il pH cutaneo può innalzarsi dopo il lavaggio.
Tutto questo indipendentemente dal pH del detergente.
Infatti, anche una detersione con prodotti leggermente acidi, se associata a un risciacquo energico, può comportare un innalzamento del pH cutaneo.
Una detersione “eccessiva”, indipendentemente dal pH, può ridurre l’efficienza della barriera cutanea, generando una pelle più secca e più portata a reazioni irritative o ad eczema.
Anche il pH del detergente ha comunque una certa importanza 28.
- Ad esempio, un singolo lavaggio con syndet (sapone non sapone) a pH neutro o acido (4,5-5,5), con risciacquo, può portare a un innalzamento del pH superficiale di 1-1,5 circa, che la pelle può recuperare in meno di un’ora.
- I classici saponi solidi sono invece fortemente alcalini (pH tra 9 e 10) e possono portare a un innalzamento superficiale di pH anche di 2-3 punti, che la pelle neutralizzerà nell’arco di alcune ore.
- Alcuni Autori hanno raccomandato che il pH ideale per il bagnoschiuma, il sapone o il detergente sia compreso tra 4,5 e 6,5 29. È particolarmente importante che i pazienti anziani scelgano prodotti con un valore di pH compreso tra 4 e 7 perché la pelle degli anziani è più secca, più soggetta a screpolature e si riprende più lentamente dai danni causati dall’alcalinità 30.
Ad ogni modo, il pH del detergente (che deve comunque rimanere all’interno di un range ragionevole) non è il fattore che impatta maggiormente sul pH della pelle e sul suo potere irritante.
I fattori più impattanti riguardano infatti:
- la "profondità” ed efficacia della detergenza;
- la quantità di detergente applicata;
- il tempo di permanenza sulla salute;
- la frequenza di applicazione.
In merito a quest’ultimo punto, si consideri che la pelle ritorna al suo pH dopo la detersione in un tempo più o meno lungo (da pochi minuti a qualche ora) in funzione di quanto e come è stato turbato l’equilibrio acido/base.