INDICE ARTICOLO
Introduzione
Pur non essendo particolarmente diffuso, soprattutto per limiti legati alle difficoltà di formulazione, l’uso topico della bromelina è supportato da alcuni studi che dimostrano l’efficacia di questo enzima nel salvaguardare lo stato di salute cutaneo.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi si preferisce ricorrere all’assunzione orale.
In tal senso, la bromelina rappresenta il perfetto esempio di integratore cosmeceutico, ossia di una molecola che, assunta per os, espleta la propria attività anche a livello della superficie cutanea, completando così l’azione di prodotti applicati per via topica.
Uso nei Cosmetici
L’estratto di ananas si ottiene dal gambo dell’Ananas sativus, pianta appartenente alla famiglia delle Bromeliaceae.
Si presenta sotto forma di polvere di colore giallo dall’odore caratteristico.
E’ costituito principalmente da bromelina, enzima ad azione proteolitica e anti-edemigena la cui funzione è quella di apportare un miglioramento generale della funzionalità del microcircolo.
L’estratto di ananas possiede, inoltre, proprietà lenitive e disarrossanti, in virtù della sua capacità di interferire con la cascata dell’acido arachidonico, responsabile della formazione di prostaglandine ad azione pro-infiammatoria.
L’estratto di Ananas sativus è utilizzato nella formulazione di prodotti cosmetici per il trattamento degli inestetismi della cellulite, sebbene non vi siano molte prove a sostegno di quest’attività.
L’estratto di ananas agirebbe favorendo il drenaggio dei tessuti edematosi e migliorando la permeabilità capillare. Non ci sono particolari controindicazioni quando utilizzato per uso topico.
Uso per Via Orale
Nonostante non vi siano ancora studi in grado di chiarire nel dettaglio tutte le potenzialità cosmeceutiche e dermatologiche della Bromelina l’uso di questi enzimi sembrerebbe rivelarsi utile nel:
- controllare l’evoluzione del processo infiammatorio, regolando l’espressione di citochine coinvolte nel danno flogistico.
Più precisamente, la Bromelina sembrerebbe in grado di inibire l’attività delle ciclossigenasi (enzimi coinvolti nella sintesi di mediatori della flogosi), di inibire il richiamo in sede di neutrofili e altri elementi cellulari, di modulare l’attività dei linfociti e di esercitare una potente attività fibrinolitica. - Controllare l’edema tipico di alcune manifestazioni morbose, come la cellulite, la tromboflebite e numerose patologie vascolari.
L’attività antiedemigena risulterebbe in parte legata alla suddetta azione fibrinolitica e antinfiammatoria, e in parte legata a una diretta attività nei confronti dei vasi linfatici e della muscolatura liscia perivascolare.
Rimane tuttavia da chiarire adeguatamente l’eventuale meccanismo molecolare d’azione. - Controllare comparsa e aggravamento di lesioni autoimmuni. Come accennato, la cute rappresenta una sede particolarmente sensibile all’azione autoreattiva del sistema immunitario. Infatti, le manifestazioni cliniche di molte patologie autoimmuni interessano proprio la cute, con gravi ripercussioni sia cliniche che sociali.
In alcuni studi, l’uso della Bromelina si è rivelato efficace nel ridurre l’entità e la gravità delle suddette lesioni, migliorando sensibilmente la qualità di vita dei pazienti affetti. - Preservare l’integrità cutanea. Seppur non troppo numerosi e decisamente molto recenti, diversi studi hanno sottolineato la capacità della Bromelina di regolare l’espressione di geni coinvolti nei meccanismi di proliferazione e differenziazione cellulare.
La suddetta attività potrebbe quindi rivelarsi preziosa nel controllare il normale turn-over cellulare dermo-epidermico, soprattutto in alcune condizioni patologiche come le discheratosi e le ipercheratosi. - Prevenire l’insorgenza di patologie maligne cutanee. Attività ancora del tutto sperimentale ma sicuramente affascinante per l’importanza.
Alcuni studi, partendo proprio dalla capacità della Bromelina di regolare l’espressione genica, avrebbero in parte dimostrato l’utilità di questo enzima nell’ inibire la proliferazione cellulare di cloni maligni, da un lato inducendo il processo apoptotico dall’altro modulando le capacità proliferative.
La recente introduzione della Bromelina in ambito clinico, lascia chiaramente ancora aperti numerosi quesiti sulle sue reali potenzialità biologiche, nonché sulla relativa sicurezza d’impiego.
I dati di alcuni studi
Tralasciando le potenzialità d’azione, e concentrandosi invece sui dati clinici presenti in letteratura, l’uso della Bromelina si sarebbe rivelato utile nel:
- Controllare l’insorgenza di alcune manifestazioni dermatologiche presenti in patologie autoimmuni, come la pitiriasi lichenoide cronica;
- Migliorare l’evoluzione clinica della sclerodermia, controllandone in parte le ripercussioni cutanee;
- Controllare l’attività proliferativa e differenziativa di cloni neoplastici;
- Migliorare sensibilmente la guarigione delle ferite e delle lesioni cutanee;
- Proteggere la cute dall’azione trasformante delle radiazioni UVB.
Sicurezza d’impiego
Per quanto l’utilizzo della Bromelina si sia rivelato generalmente ben tollerato e privo di effetti collaterali clinicamente rilevanti, in letteratura sono presenti numerosissimi studi che assocerebbero all’uso di questo enzima la comparsa di manifestazioni allergiche IgE mediate.
In alcuni casi, la reazione risulterebbe così spropositata da indurre anche cross-reattività verso elementi generalmente ben tollerati.
Per questo motivo, quindi, sarebbe opportuno che pazienti atopici prestassero particolare cautela all’utilizzo di questa molecola.
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Bibliografia
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