Il vanadio è un elemento con una vasta gamma di effetti sull’organismo umano.
Viene assunto in piccolissime concentrazioni con la dieta e – sebbene non sia ancora stata dimostrata la sua essenzialità per il corpo umano – partecipa a diverse reazioni chimiche che avvengono nell’organismo 1.
In questo modo, svolge un ruolo nel metabolismo dei carboidrati, dei lipidi, dei fosfolipidi e del colesterolo.
Da oltre un secolo, il vanadio è stato utilizzato per via orale nel migliorare il controllo della glicemia nel diabete 2. Tuttavia, considerata l’esistenza di alternative farmacologiche più efficaci e sicure, tale impiego risulta sconsigliabile.
Occorre inoltre considerare che, se da un lato il vanadio può avere dei benefici in piccolissime quantità, dall’altro risulta tossico quando presente in eccesso 3. Dunque, sia una sua carenza che esposizioni eccessive (per via orale e/o inalatoria) possono portare a diverse patologie e causare danni a vari organi e tessuti.
dei carboidrati (attraverso effetti sulle vie della glicolisi, glicogenolisi, glicogenogenesi e gluconeogenesi);
dei lipidi (mediante stimolazione della lipogenesi e inibizione della lipolisi);
del colesterolo;
dei fosfolipidi.
Inoltre, il vanadio è coinvolto nella mineralizzazione ossea, nel metabolismo della tiroide e dei globuli rossi, nel movimento del calcio cellulare e nella segnalazione intracellulare 4.
Regola anche l’attività di enzimi chiave coinvolti nella fosforilazione e defosforilazione enzimatica, e partecipa alla proliferazione e differenziazione delle cellule.
Vanadio negli Alimenti
Considerata la bassissima concentrazione nell’organismo umano, il vanadio è considerato un elemento ultratraccia5.
Le fonti alimentari provengono prevalentemente da pepe nero, finocchio, cereali, funghi, molluschi e crostacei, semi e spinaci. Questi alimenti forniscono in media da 0,05 a 1,8 mcg di vanadio per grammo di alimento 6, 7, 8, 4.
In media, è stato calcolato che la dieta apporta tra 10 e 60 mcg di vanadio al giorno, quantità che in determinate circostanze può salire fino a 2 mg/giorno.
Solo dall’1% al 10% (tipicamente dallo 0,2% al 2%) del vanadio ingerito con gli alimenti viene assorbito, a causa dell’instabilità degli ioni vanadato nell’acido dello stomaco.
Quantità eccessive di vanadio possono essere introdotte attraverso l’inalazione di particolato contenente vanadio e l’inquinamento da aerosol nelle aree urbane e industriali. Altre possibili fonti includono l’acqua potabile fornita tramite tubazioni in piombo nelle quali sono stati aggiunti inibitori di corrosione a base di fosfati che rimobilizzano il vanadato, e la lisciviazione da dispositivi biomedici come protesi di anca/ginocchio in lega o ceramica, o impianti dentali 8, 4.
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