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Magazine X115 X115 Integratori per il Cervello | Alzheimer, Demenza, Declino Cognitivo

Integratori per il Cervello | Alzheimer, Demenza, Declino Cognitivo

  • 18 minuti

Nella parte introduttiva, abbiamo sottolineato l’importanza della dieta e dello stile di vita nella prevenzione della demenza e del declino cognitivo associato all’età.

In questo articolo, ci concentriamo invece sugli integratori utili per sostenere la salute del cervello e la performance cognitiva nell’anziano.

Omega-3

Considerata la loro abbondanza nei lipidi cerebrali, i grassi omega-3 sono considerati nutrienti di primaria importanza per la salute del cervello 1.

Inoltre, i pazienti con morbo di Alzheimer e declino cognitivo lieve hanno mostrato livelli di omega-3 inferiori rispetto agli individui cognitivamente intatti 2.

D’altra parte, numerosi studi hanno collegato un maggiore apporto di omega-3 a un aumento del volume della materia grigia ippocampale e corticale frontale, a un miglioramento della memoria episodica e di riconoscimento visivo, e alla riduzione del rischio di Alzheimer 3, 4, 5, 6.

Ad esempio, una meta-analisi di 6 studi RCT ha mostrato che un maggiore consumo di pesce era associato a una riduzione del 36% del rischio di morbo di Alzheimer. Inoltre, per ogni incremento di 100 g nel consumo settimanale di pesce il rischio di Morbo di Alzheimer scendeva dell’11% 7.

Tuttavia, altri studi di intervento su pazienti affetti da morbo di Alzheimer hanno mostrato risultati incoerenti.

Sulla base di questi risultati contrastanti, l’integrazione di omega-3 potrebbe essere utile in chiave preventiva e nei soggetti con declino cognitivo lieve associato all’età o con morbo di Alzheimer in stadio molto precoce, mentre potrebbe risultare scarsamente efficace nei casi di demenza clinicamente diagnosticati 8, 9.

Carotenoidi

L’apporto dietetico di carotenoidi – come luteina, zeaxantina, β-criptoxantina, α-carotene, β-carotene e licopene – sembra utile per sostenere la salute del cervello e le capacità cognitive 10.

Ad esempio, è stato dimostrato che un maggiore consumo di verdure ricche di xantofille è collegato a un minor declino cognitivo negli individui sani 11.

Inoltre, concentrazioni plasmatiche ridotte di luteina e β-carotene sembrano aumentare il declino cognitivo lieve e la demenza 12, 13.

L’integrazione di carotenoidi ha anche migliorato vari domini cognitivi di apprendimento verbale, attenzione, memoria episodica, velocità di elaborazione e capacità di ragionamento in individui sani 14, 15, 16, 17.

L’astaxantina è un altro carotenoide interessante, che può ridurre il rischio di ictus e malattie neurodegenerative.

In uno studio su 44 adulti giapponesi con declino della memoria, l’assunzione di astaxantina (~9mg/die) e tocotrienoli (~50mg/die) per 12 settimane ha migliorato la memoria composita e la memoria verbale 18.

L’astaxantina, a dosi di 9-12 mg al giorno per 12 settimane, ha inoltre migliorato la funzione cognitiva in individui sani di mezza età che lamentavano lievi cali di memoria 19, 20.

In uno studio separato, l’assunzione di luteina (12 mg/die), DHA (800 mg/die) o una combinazione di entrambi ha migliorato l’efficienza dell’apprendimento, la fluidità verbale e la cognizione nelle donne anziane 21.

Resveratrolo

Il resveratrolo è uno stilbene (polifenolo) che appartiene alla famiglia delle fitoalessine e si trova nell’uva rossa, nelle ciliegie rosse, nell’arachide, nel melograno, nelle bacche e nel vino rosso.

Secondo studi preliminari, l’assunzione di resveratrolo può portare a un miglioramento dei processi di apprendimento e memoria.

Ad esempio, rispetto al gruppo placebo, 200 mg di resveratrolo al giorno per 26 settimane hanno migliorato significativamente la funzione cognitiva (ritenzione delle parole) e il flusso sanguigno cerebrale negli adulti sani 22.

Uno studio RCT ha osservato che l’assunzione regolare di 150 mg di trans-resveratrolo per 14 settimane, da parte di donne in postmenopausa, ha portato a un aumento del 17% della risposta cerebrovascolare e della memoria verbale, nonché dell’umore rispetto al placebo 23.

Piccoli miglioramenti sono stati osservati anche somministrando resveratrolo a pazienti con morbo di Alzheimer 24, 25.

Tuttavia, una revisione di 10 studi ha concluso che la somministrazione di resveratrolo non ha fornito un miglioramento significativo della funzione cognitiva complessiva, pur avendo leggermente migliorato alcuni parametri cognitivi 26.

Gli studi su animali hanno invece prodotto risultati molto interessanti 27, 28, 29.

Probabilmente, la scarsa efficacia del resveratrolo nell’uomo dipende dalla sua bassa biodisponibilità a causa dell’alto tasso di metabolizzazione (instabilità) e della scarsa lipofilia 30. Per superare questi limiti, il resveratrolo può essere associato con piperina o quercetina, o incorporato in liposomi 31.

Acetil-Carnitina

L’acetil carnitina (ALC) è considerata la "versione neurologica della carnitina", poiché sembra avere maggiori interazioni nel cervello.

Molti studi sull’ALC hanno scoperto che esercita effetti neuroprotettivi sullo stress ossidativo e blocca la morte neuronale che si verifica sia nell’invecchiamento cerebrale che nel declino cognitivo 32.

Nell’uomo, alcuni studi hanno scoperto che l’acetil carnitina potrebbe essere un integratore utile per rallentare il declino della funzione cerebrale associato all’età. Può anche essere utile per migliorare la funzione cerebrale nelle persone con demenza lieve o Alzheimer 33, 34, 35, 36, 37, 38.

Una meta-analisi di 21 studi su pazienti con declino cognitivo lieve ha osservato che una dose di circa 1,5-2 grammi di ALC al giorno era più efficace del placebo nel migliorare le prestazioni cognitive 39. La maggiore efficacia è stata osservata nella memoria e nelle funzioni intellettive.

Inoltre, il progressivo calo dei livelli corporei di acetil-carnitina potrebbe essere suggestivo di un peggioramento del declino cognitivo verso il morbo di Alzheimer 40.

Vitamine

Vitamine del Gruppo B

Il folato (vitamina B9), la cobalamina (vitamina B12) e la piridossina (vitamina B6) sono le vitamine più esplorate nel campo della cognizione e della demenza 41.

Apporti adeguati di queste vitamine aiutano a tenere sotto controllo i livelli di omocisteina, che quando elevati sono stati associati a prestazioni cognitive ridotte 42.

Similmente, nelle persone sane con demenza o declino cognitivo sono stati osservati livelli ematici di vitamina B9 inferiori e più alte concentrazioni di omocisteina 43.

Secondo uno studio sugli anziani, l’assunzione con la dieta di vitamine del gruppo B (B6, B9, B12) per una durata di 3 anni ha portato a prestazioni migliori nei testi cognitivi 44.

L’integrazione alimentare a breve termine di 750 μg di vitamina B9, 15 μg di vitamina B12 e 75 mg di vitamina B6 al giorno per 35 giorni in 211 donne sane giovani, di mezza età e anziane, ha migliorato le prestazioni della memoria come riconoscimento, ricordo e capacità verbali, ma non ha influenzato altre funzioni cognitive come l’umore 45.

Altri studi non hanno osservato alcun beneficio sulle funzioni cognitive 46, 47.

Vitamina D

Uno studio di revisione ha rivelato che i pazienti con malattia di Alzheimer hanno livelli più bassi di vitamina D rispetto alle persone sane. Un’altra revisione che includeva quasi 10.000 persone ha scoperto che livelli ematici di vitamina D inferiori a 50 nmol/l erano associati a un rischio più elevato di morbo di Alzheimer e demenza 48, 49.

Queste prove tuttavia non possono dimostrare un’associazione causale, nel senso che non sappiamo se i bassi livelli di vitamina D siano una concausa o una semplice conseguenza della malattia.

Uno studio su 52 persone ha suggerito che l’integrazione di vitamina D riduce i depositi di beta-amiloide e migliora la funzione cognitiva, ma solo nei soggetti con lieve deterioramento cognitivo che precede il morbo di Alzheimer. I pazienti con malattia di Alzheimer in fase iniziale non hanno riscontrato miglioramenti 50.

Altri tre studi hanno tuttavia rilevato che l’integrazione di vitamina D non ha migliorato né gli esiti cognitivi 36, 38, 39 né ha ridotto il rischio di demenza/declino cognitivo rispetto ai controlli.

In generale, gli studi interventistici hanno prodotto risultati contrastanti sull’efficacia dell’integrazione di vitamina D nella prevenzione e nel trattamento del deterioramento cognitivo e della demenza 40.

Vitamina E

Alcuni studi epidemiologici hanno suggerito che un’elevata assunzione di vitamina E con la dieta potrebbe ridurre moderatamente il rischio di demenza a lungo termine 41, 42.

Al contrario, gli studi clinici di intervento hanno generato risultati incoerenti. Ad esempio, in una revisione di 22 studi solo la metà hanno mostrato un certo effetto neuroprotettivo della vitamina E, dei tocoferoli e dei tocotrienoli sulla progressione dell’MCI 43.

Uno di questi studi ha riportato che i tocotrienoli misti attenuavano la progressione delle lesioni della sostanza bianca nel cervello umano dopo 2 anni 44, suggerendo che i tocotrienoli potrebbero prevenire il declino cognitivo nel morbo di Alzheimer.

Coenzima Q10

Il Coenzima Q10 possiede un’ampia gamma di effetti terapeutici, tra cui attività antinfiammatorie, antiossidanti, anti-iperlipidemiche, anti-iperglicemiche e cardioprotettive 45, 46. Inoltre, può attraversare la barriera emato-encefalica producendo benefici anche nel cervello 47, 48.

La forma ridotta del Coenzima Q10 (ubiquinolo) al dosaggio di 300 mg al giorno ha dimostrato di migliorare i sintomi del morbo di Parkinson attraverso l’inversione delle anomalie mitocondriali 49 .

Uno studio condotto su 80 persone con malattia di Parkinson in fase iniziale ha rilevato che l’assunzione di 300 mg, 600 mg o 1.200 mg di Coenzima Q10 al giorno per 16 mesi ha rallentato il declino della funzione mentale e fisica. Il maggior beneficio è stato osservato nel gruppo che ne assumeva 1.200 mg al giorno 50.

Tuttavia, una meta-analisi ha concluso che il Coenzima Q10 è sicuro ma inefficace nel migliorare i punteggi cognitivi e la funzione motoria nei pazienti con Morbo di Parkinson 51.

Uno studio su 69 pazienti con depressione bipolare ha mostrato che l’integrazione di Coenzima Q10 per 8 settimane alla dose di 200 mg/die potrebbe migliorare notevolmente i sintomi della depressione grazie alle sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie 52.

Un altro studio su 18 persone con depressione ha rilevato che 400-800 mg/die di CoQ10 per 4 settimane hanno ridotto la gravità della depressione e migliorato i sintomi di tristezza, affaticamento e difficoltà di concentrazione 53.

Citicolina (CDP-colina)

La citicolina (citidina-5-difosfocolina, CDP-colina) viene usata dall’organismo per la sintesi di neurotrasmettitori e fosfolipidi cerebrali.

Studi epidemiologici hanno suggerito che la supplementazione di colina può migliorare le prestazioni cognitive, ma per questa applicazione la citicolina sembra essere più sicura ed efficace 54, 55, 56, 57.

Una revisione di 14 studi clinici del 2005 ha concluso che la citicolina potrebbe migliorare la memoria e il comportamento nelle persone con deficit cognitivo da lieve a moderato, compresi quelli con scarsa circolazione cerebrale 58.

Una revisione del 2014 conclude che gli integratori di citicolina possono essere un aiuto nel trattamento coadiuvante di disturbi del cervello e del sistema nervoso, come alcuni tipi di demenza e disturbi della memoria associati all’invecchiamento 56.

Un’altra revisione del 2015 sostiene che mentre alcuni studi hanno dimostrato effetti positivi sulla cognizione, altri studi non sono riusciti a confermare questi risultati; pertanto, sono necessari ulteriori ricerche per confermare i benefici della citicolina 59, 60.

La dose standard di citicolina è di 500-2.000 mg in due dosi divise (di 250-1.000 mg), di solito separate da 8-12 ore, sebbene a volte venga utilizzata anche una singola dose giornaliera.

Uperizina A

L’uperizina A è un alcaloide estratto dal muschio Huperzia serrata.

Questa sostanza aumenta i livelli di acetilcolina nel cervello, inibendo l’enzima che la degrada (acetilcolina esterasi) 61.

Il meccanismo d’azione dell’uperizina A sarebbe quindi simile a quello di alcuni farmaci per la malattia di Alzheimer (come donepezil, rivastigmina, tacrina e galantamina), ma con meno effetti collaterali 62.

Da una revisione di diversi studi emerge che l’uperzina A può avere un effetto statisticamente significativo nel ridurre il declino cognitivo durante l’Alzheimer 63.

L’uperzina A può essere associata anche a a miglioramenti nella memoria e ad altri effetti neuro-protettivi 62.

Ad esempio, è stato riportato che l’uperzina A migliora significativamente le capacità di memoria negli studenti delle scuole superiori rispetto al placebo 64. Sono comunque necessari ulteriori studi.

DMAE

Il DMAE è un composto organico strutturalmente simile alla colina.

Espleta la sua azione a livello nervoso, dove aiuta la salute del cervello con un’azione neuroprotettiva, antiossidante e neurotrofica.

In uno studio clinico su 60 pazienti con disturbi mentali lievi, il DMAE ha migliorato i livelli di cognizione, forza ed energia 65.

Una formulazione a base di piroglutammato DMAE (1.500 mg/giorno per 6 giorni), ha invertito il deterioramento cognitivo a breve termine in 24 uomini sani 66.

Tuttavia, il DMAE non è riuscito a migliorare la cognizione negli studi su persone anziane con lieve perdita di memoria e malattia di Alzheimer 67, 68, 69, 70.

Sono quindi necessari ulteriori studi su questo potenziale integratore nootropo.

Caffeina e Teanina

La caffeina è uno stimolante naturale che si trova nel tè, nel caffè, nel cioccolato fondente, ma anche nel matè, nelle noci di cola, nel guaranà, in alcune "bevande energetiche" e in numerosi farmaci da banco.

La teanina, invece, è un amminoacido caratteristico del tè che aiuta a bilanciare gli effetti stimolanti della caffeina favorendo il rilassamento.

Una revisione ha concluso che la caffeina può migliorare la concentrazione, la vigilanza, il tempo di reazione e la memoria, quando assunta a dosi di 40-300 mg (che equivalgono a 120-720 ml di caffè americano o 1-4 caffè espressi) 71.

È stato inoltre scoperto che l’assunzione anche di soli 50 mg di teanina (presente in circa due tazze di tè), aumenta le onde alfa nel cervello, che sono collegate alla creatività 72.

In diversi altri studi, la combinazione di caffeina e L-teanina ha dimostrato di migliorare la memoria e il tempo di reazione, oltre a diminuire la stanchezza e l’affaticamento mentale 73, 74, 75.

MCT e Chetoni

Il glucosio è il carburante energetico esclusivo del cervello, che ne utilizza da 120 a 130 grammi al giorno.

Nella malattia di Alzheimer si assiste a una compromissione del metabolismo del glucosio a livello cerebrale, per cui le cellule del cervello hanno difficoltà a usare il glucosio ed entrano in sofferenza.

Il cervello ha la possibilità di usare i chetoni come fonte di energia alternativa al glucosio. Queste sostanze vengono prodotte dall’organismo in quantità elevate quando il glucosio scarseggia (ad es. in condizioni di digiuno prolungato o dieta a bassissimo contenuto di carboidrati).

I trigliceridi a catena media (MCT) generano importanti quantità di chetoni anche in condizioni di eunutrizione. In questo modo, possono sostenere il metabolismo cerebrale nei pazienti con morbo di di Alzheimer.

Secondo una revisione di 12 studi (422 partecipanti), gli MCT possono indurre una lieve chetosi e migliorare la cognizione nei pazienti con lieve deterioramento cognitivo e morbo di Alzheimer. Tuttavia, il rischio di bias degli studi esistenti richiede sperimentazioni future 117.

Piante Medicinali

Ginkgo biloba

Le foglie di Ginkgo biloba possiedono proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, e contribuiscono a migliorare la circolazione sanguigna. Pertanto, aumentando il flusso sanguigno al cervello, il Ginkgo biloba potrebbe sostenere le funzioni cognitive come la concentrazione e la memoria 76.

Alcuni studi hanno osservato la capacità del ginkgo di ridurre il tasso di declino cognitivo nelle persone con demenza 77, 78, 79, 80, mentre altri non sono riusciti a replicare questo risultato 81, 82.

Una revisione di 21 studi ha stabilito che – se usato in combinazione con la medicina convenzionale – l’estratto di ginkgo può aumentare le capacità funzionali nei soggetti con Alzheimer lieve 83.

Un’altra revisione ha valutato 4 studi condotti su 1.628 pazienti, riscontrando una riduzione significativa di vari sintomi associati alla demenza grazie all’uso di ginkgo per 22-24 settimane 84.

Una metanalisi di 13 studi su oltre 2.300 persone ha concluso che una dose giornaliera di 240 mg di estratto di ginkgo era sicura ed efficace nel trattamento della demenza 85.

Tuttavia, sulla base dei risultati di 3 studi su oltre 6.000 persone, l’estratto di ginkgo sembra inefficace nel prevenire l’Alzheimer o la demenza 86, 87, 88.

Un’ampia revisione della ricerca ha concluso che, in soggetti sani, l’integrazione con il ginkgo non ha comportato miglioramenti misurabili nella memoria, nella funzione esecutiva o nella capacità di attenzione 89.

Bacopa

La Bacopa monniera possiede un immenso potenziale neuromodulatore e di potenziamento della memoria.

È stato infatti dimostrato che la bacopa migliora le capacità di pensiero e la memoria, sia nelle persone sane che negli anziani che soffrono di un declino della funzione cerebrale 90, 91, 92, 93, 94, 95.

Uno studio ha dimostrato che la somministrazione giornaliera di un estratto di B. Monniera (300 mg e 600 mg) per 12 settimane ha migliorato la memoria di lavoro, l’attenzione e altre capacità cognitive in 60 anziani sani 96.

In uno studio su 60 studenti di medicina, un estratto di Bacopa assunto per 42 giorni ha prodotto un miglioramento significativo nei test relativi alle funzioni cognitive 97.

Anche meta-analisi e revisioni di studi clinici hanno trovato prove sulla capacità della bacopa di migliorare la cognizione 98, 90, 92.

I dosaggi tipici per l’estratto di Bacopa monnieri vanno da 300 a 600 mg al giorno 83. In genere, si utilizzano estratti titolati in bacosidi al 55%.

Ashwagandha

Studi clinici sulla popolazione anziana con decadimento cognitivo lieve hanno suggerito gli effetti benefici dell’integrazione di Withania somnifera (Ashwagandha) 99.

Ad esempio, l’estratto di radice di Ashwagandha ha migliorato la memoria in 50 persone con deterioramento cognitivo lieve e in un altro studio su 53 persone 100, 101.

Una revisione che includeva cinque studi clinici ha rilevato che esistono prove preliminari sulla capacità dell’ashwagandha di migliorare il funzionamento cognitivo in alcune popolazioni, inclusi gli anziani con decadimento cognitivo lieve e le persone con schizofrenia 99.

Curcumina

Molti esperimenti hanno suggerito che la curcumina può invertire il declino cognitivo, i deficit di memoria e l’infiammazione nei modelli animali di morbo di Alzheimer 102, 103, 104, 105, 106.

La curcumina può aiutare a migliorare la memoria anche nelle persone con Alzheimer. Potrebbe anche aiutare a eliminare le placche amiloidi che sono un segno distintivo di questa malattia 107, 108.

Tuttavia, le prove cliniche esistenti sono discordanti. Ad esempio, in un piccolo studio, 1-4 g/die di curcumina per 6 mesi non hanno avuto alcun effetto sullo stato mentale e cognitivo nei pazienti con morbo di Alzheimer 109.

Un altro studio clinico condotto trattando i pazienti con disturbo depressivo maggiore con curcumina per 4-8 settimane ha mostrato un modesto effetto antidepressivo 110.

Anche un altro studio ha concluso che il trattamento con curcumina (1.000 mg/die) abbasserebbe in modo efficace e sicuro la Hamilton Depression Rating Scale (HDRS-17) nei pazienti con disturbo depressivo maggiore 111.

Centella Asiatica

Un piccolo studio ha confrontato gli effetti dell’estratto di centella asiatica e dell’acido folico nel potenziare la funzione cognitiva dopo un ictus 102.

Questo piccolo studio ha valutato l’impatto su tre gruppi di partecipanti: uno che assumeva 1.000 mg di centella asiatica al giorno, uno che assumeva 750 mg di centella asiatica al giorno e uno che assumeva 3 mg di acido folico al giorno.

Sebbene la centella asiatica e l’acido folico fossero ugualmente utili nel migliorare la cognizione generale, la centella asiatica era più efficace nel migliorare il dominio della memoria.

Secondo una revisione del 2017, non ci sono prove evidenti a sostegno dell’uso di Centella asiatica per il miglioramento della funzione cognitiva 103. L’integratore potrebbe tuttavia migliorare la vigilanza e alleviare la rabbia.

Ginseng

Il ginseng ha proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, grazie alle quali può proteggere i neuroni dai danni ossidativi 104.

Gli integratori a base di ginseng possono migliorare i processi di pensiero e cognizione, aiutando a sostenere le funzioni cerebrali come memoria, comportamento e umore 105, 106.

In uno studio su 30 persone sane, 200 mg di Panax ginseng al giorno per 4 settimane hanno migliorato la salute mentale, le interazioni sociali e l’umore 107. Tuttavia, questi benefici hanno smesso di essere significativi dopo 8 settimane, suggerendo che gli effetti del ginseng potrebbero diminuire con l’uso prolungato.

In un altro studio su 30 adulti sani, dosi di 200 o 400 mg di Panax ginseng hanno migliorato le prestazioni mentali e l’affaticamento durante un test cognitivo di 10 minuti. La dose da 200 mg è risultata più efficace 108.

Altri studi hanno riscontrato effetti positivi sulla funzione e sul comportamento cerebrale nelle persone con malattia di Alzheimer 109, 110, 111.

Tuttavia, una revisione afferma che – considerata la bassa qualità degli studi – mancano prove convincenti per dimostrare un beneficio del Panax ginseng nel potenziamento cognitivo in soggetti sani, e non ci sono prove di alta qualità sulla sua efficacia in pazienti con demenza 112.

Rhodiola Rosea

Al pari del ginseng, la rodiola è un classico adattogeno. Come tale, promuove la capacità dell’organismo di resistere, adattarsi e superare situazioni stressanti, sia sul piano fisico che mentale.

In uno studio RCT, 100 mg di Rodiola una volta al giorno per 20 giorni hanno prodotto benefici significativi nella coordinazione oculo manuale, nell’affaticamento mentale e nel benessere generale percepito. Questi miglioramenti sono stati osservati in un gruppo di studenti durante il periodo degli esami 113.

In uno studio clinico randomizzato in doppio cieco controllato con placebo, un estratto di Rhodiola rosea combinato con ginseng ha migliorato l’accuratezza della memoria di lavoro in modo superiore rispetto ai due estratti usati da soli 114.

Nel complesso, la maggior parte degli studi, ha evidenziato effetti benefici della rodiola nel ridurre la fatica mentale, migliorare le prestazioni intellettive e motorie, migliorare la qualità del sonno e ridurre il bisogno di dormire, migliorando insonnia, ansia e depressione moderata 115, 113, 114, 115, 116.

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