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Magazine X115 X115 AutoAbbronzanti | DHA, Eritrulosio | Come si Usano | Fanno Male?

AutoAbbronzanti | DHA, Eritrulosio | Come si Usano | Fanno Male?

  • 9 minuti

Cosa Sono

Un’abbronzatura sana, duratura e uniforme si ottiene gradualmente, dopo circa 7-10 giorni di esposizione al sole.

In alternativa, gli autoabbronzanti possono donare alla pelle un rapido tocco di "abbronzatura".

Questi prodotti sono disponibili in molte forme, tra cui lozioni, gel, mousse, spray, salviette, creme e polveri.

Il loro impiego rappresenta una strategia efficace per "abbronzarsi velocemente", con in più il vantaggio di risparmiare alla pelle i danni dei raggi UV in eccesso.

Tuttavia, gli autoabbronzanti non sono una soluzione perfetta. Tra i loro svantaggi possono rientrare il colorito "poco naturale" e non uniforme della pelle e possibili rischi di danni cutanei.

Bisogna anche considerare che il sole ha innumerevoli benefici per la salute. La cosiddetta eliofobia, sostenuta dalla paura di sviluppare tumori cutanei, può quindi rivelarsi controproducente; basti pensare che un’esposizione solare sana (non scottante) non aumenta ma al contrario riduce il rischio di tumori, inclusi quelli cutanei 3, 33, 32, 34.

Autoabbronzanti naturali

Tra i prodotti naturali in grado di simulare l’abbronzatura quando applicati sulla pelle ricordiamo il mallo di noce.

Questo prodotto viene classicamente utilizzato dai bodybuilder prima delle competizioni agonistiche, per mettere in risalto la muscolatura.

Come altri autoabbronzanti naturali (ad es. caramello ed estratto di jojoba), il mallo di noce ha un effetto colorante temporaneo, che viene eliminato con il lavaggio.

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DHA

Come Funziona

Molti autoabbronzanti topici contengono DHA (diidrossiacetone), in concentrazioni che possono andare dall’1 al 15%. Tuttavia, dal 26 gennaio 2022, in Europa la concentrazione massima di DHA nei prodotti autoabbronzanti è limitata al 10% 1.

Il DHA deriva dallo zucchero e reagisce chimicamente con gli amminoacidi presenti nello strato corneo. La reazione, nota come “reazione di Maillard“, produce pigmenti cutanei melanina-mimetici (chiamati melanoidine) e non richiede raggi UV per produrre questo cambiamento di pigmentazione 4.

Questi pigmenti si fissano nello strato corneo, dove rimangono fino alla desquamazione dei corneociti. La colorazione così ottenuta è semipermanente ed è ben tollerata dalla pelle.

Quanto Dura l’Effetto

Una volta che il DHA viene applicato sulla cute, occorrono dalle due alle quattro ore affinché si possa produrre un effetto abbronzante, che può intensificarsi nelle successive 24-72 ore.

Il DHA è resistente alla normale esposizione all’acqua, al sapone e al sudore. L’abbronzatura inizierà a svanire gradualmente da 3 a 7 giorni dopo l’applicazione, a causa della normale esfoliazione della pelle 12.

Pertanto, qualsiasi attività che provochi un’esfoliazione più rapida, come lo sfregamento della pelle, l’immersione prolungata in acqua (soprattutto se clorata) o una forte sudorazione, farà svanire più rapidamente l’abbronzatura indotta dal DHA.

Di conseguenza, se si desidera rimuovere eventuali macchie o striature, è possibile esfoliare la pelle del corpo con una spugna, un asciugamano o una crema esfoliante. Sul viso, invece, considerata la delicatezza della pelle, occorre molta attenzione con l’uso di scrub ed esfolianti, soprattutto in caso di pelle sensibile.

Come si USA

Prima di applicare prodotti contenenti DHA, è meglio radersi o depilarsi, fare la doccia ed esfoliare la pelle, perché ciò produrrà un’abbronzatura più uniforme.

Il DHA non dev’essere inalato o applicato su aree coperte da membrane mucose, comprese le labbra, il naso o intorno agli occhi.

Sicurezza ed Effetti Collaterali

È importante notare che la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha approvato il DHA solo per l’applicazione topica sulla pelle. Il DHA non è invece approvato per l’uso su aree non cutanee, come occhi, labbra e mucose.

I possibili effetti collaterali segnalati per i cosmetici contenenti DHA includono eruzioni cutanee, tosse, vertigini e svenimento.

Gli utilizzatori spesso si lamentano anche di un odore sgradevole dopo aver applicato l’autoabbronzante, che è provocato dalla reazione chimica che avviene nella pelle. Le fragranze aggiunte a volte possono mascherare l’odore; tuttavia, ciò può aumentare la probabilità di reazioni allergiche o peggiorare i sintomi dell’asma.

Alcuni medici hanno inoltre sollevato la preoccupazione che l’esposizione cronica a questi autoabbronzanti possa aumentare il rischio di malattie polmonari, tra cui asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e cancro 13.

Non a caso, la FDA non ha approvato l’uso di prodotti contenenti DHA applicati tramite aerosol, a causa della possibile esposizione ad aree come occhi, tessuti molli sotto gli occhi, labbra o membrane mucose o internamente attraverso naso e bocca.

Inoltre, è stata sollevata l’ipotesi che i radicali liberi generati dalla reazione chimica (di Maillard) tra DHA e amminoacidi nella pelle possano attaccare la struttura cellulare, degradare il collagene, e favorire l’invecchiamento precoce della pelle e la formazione delle rughe 13. Non sappiamo ancora se il danno al DNA osservato con l’uso di DHA nei prodotti autoabbronzanti possa causare malattie nel corpo umano 1.

La presenza di antiossidanti all’interno degli autoabbronzanti contenenti DHA può aiutare a ridurre i danni dei radicali liberi.

Uno studio controllato sugli effetti dell’uso prolungato di prodotti abbronzanti contenenti DHA su cani glabri messicani ha rivelato che un trattamento frequente e diffuso con una soluzione di DHA al 5% per 42 giorni ha portato a una grave dermatite da contatto, che era associata a uno strato corneo danneggiato 13.

Ricordiamo infine che la mancata esposizione al sole, ma anche la stessa azione interferente del DHA, rischia di esporre il soggetto a una carenza importante di vitamina D 13.

La radiazione solare UVB è stata correlata con la riduzione di circa 20 tipi di cancro e si pensa che questo beneficio sia dovuto alla produzione di vitamina D indotta dai raggi UV 13.

Poiché questi prodotti autoabbronzanti possono alterare l’aspetto delle lesioni cutanee pigmentate, il loro impiego andrebbe evitato nelle settimane che precedono visite dermoscopiche 1.

Eritrulosio

L’eritrulosio è una molecola naturale, strutturalmente simile al DHA e con un analogo meccanismo d’azione.

Provoca quindi una “reazione di Maillard” quando entra in contatto con le proteine ​​negli strati esterni dello strato corneo dell’epidermide. I risultati sono generalmente visibili entro poche ore dall’applicazione e l’esposizione alla luce UV non è necessaria per avviare questa reazione chimica.

L’eritrulosio si trova naturalmente nei lamponi rossi e rispetto al DHA impiega più tempo per produrre l’abbronzatura, che oltretutto svanisce anche più rapidamente.

L’abbronzatura prodotta dall’eritrulosio ha inoltre un colore più tendente al rosso che al marrone. Tuttavia, se il suo utilizzo è combinato con il DHA, l’abbronzatura dura più a lungo, si attenua meglio e fornisce un tono più attraente.

Sul fronte degli effetti collaterali, l’eritrulosio ha dimostrato di aumentare la produzione di radicali liberi similmente a quanto osservato con il DHA 13.

Acceleratori dell’abbronzatura

I prodotti noti come ottimizzatori, intensificatori o acceleratori dell’abbronzatura contengono spesso la proteina tirosina.

La tirosina è un precursore della melanina (il pigmento associato all’abbronzatura naturale); pertanto si ritiene che possa sostenere la sintesi di melanina nella pelle ottimizzando la stimolazione dei raggi solari. Non ci sono tuttavia prove a sostegno di questa affermazione 13.

Tra gli ingredienti degli acceleratori dell’abbronzatura rientrano spesso anche sostanze in grado di aiutare la melanina nella fotoprotezione, come il betacarotene.

Un’altra sostanza talvolta presente in questi prodotti è il benzilnicotinato, che aumenta la microcircolazione cutanea, potendo quindi aumentare l’apporto di ossigeno ai melanociti 13.

Gli intensificatori di abbronzatura non contengono generalmente filtri solari, quindi è importante continuare a proteggersi con un fotoprotettore e non esporsi troppo al sole, soprattutto nelle ore più calde della giornata.

Pillole Abbronzanti

La carotenemia è la terminologia medica che descrive la pigmentazione benigna giallo-arancione della pelle (carotenosi), dovuta agli alti livelli di carotene nel sangue 1.

Un alto livello di beta-carotene si trova in alcuni tipi di frutta e verdura, come albicocca, melone, mango, arancia, papaia, pesche e prugne, carote, fagiolini, asparagi, broccoli, cetrioli, lattuga, prezzemolo, spinaci, zucca, senape, zucche, cavoli e patate dolci.

Un carotenoide particolare, la cantaxantina, si trova in funghi, batteri, crostacei, trote di mare e alghe.

L’effetto dell’ingestione di cantaxantina e del successivo deposito nell’epidermide e nel grasso sottocutaneo è la formazione di un aspetto marrone-arancio della pelle. Sebbene sia autorizzata come additivo alimentare (E161g), la FDA ne ha vietato l’utilizzo negli integratori abbronzanti, a causa dei significativi effetti avversi se ingerita in grandi quantità. 

Alcuni degli effetti collaterali della cantaxantina includono disturbi gastrointestinali, orticaria, epatite, retinopatia e anemia aplastica potenzialmente fatale 14, 15, 16.

È stato anche dimostrato, però, che alte dosi di beta-carotene sintetico sono associate ad un aumentato rischio di cancro ai polmoni tra i fumatori, mettendo in discussione il suo potenziale beneficio come antiossidante 21. Pertanto, anche assumere altissime dosi di beta-carotene per colorare la pelle potrebbe non essere una buona idea.

Un adeguato apporto integrativo di beta-carotene e altri carotenoidi, come licopene e astaxantina, magari in sinergia con altri antiossidanti, può invece essere utile come integratore solare, non tanto per colorare la pelle, ma per proteggerla dai danni del sole intenso 17, 18, 19, 20, 23.

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Un altro potenziale integratore abbronzante è la tirosina, che come abbiamo detto è un amminoacido precursore della melanina. Tuttavia, non ci sono prove di efficacia relative a questa pratica 22.

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