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Magazine X115 X115 Vitamina C e Coronavirus | COVID-19 | Efficacia, Cura e Prevenzione

Vitamina C e Coronavirus | COVID-19 | Efficacia, Cura e Prevenzione

  • 14 minuti

Concetti Chiave

Parlando di vitamina C e coronavirus è importante chiarire da subito 7 concetti chiave.

1) Non esistono integratori, né strategie alimentari o modifiche dello stile di vita in grado di offrire una protezione certa e assoluta dalla COVID-19.

2) Le misure più importanti da adottare con finalità preventive includono il distanziamento fisico, noto anche come distanziamento sociale, e pratiche igieniche adeguate (come il lavaggio frequente delle mani). Maggiori informazioni sul sito del Ministero della Salute.

3) Una dieta sana e bilanciata, eventualmente supportata da specifici integratori suggeriti dal medico, è utile per sostenere le naturali difese immunitarie. Anche un sonno adeguato, l’attività fisica moderata e una sana esposizione solare "non scottante" sono importanti a tale scopo.

4) In assenza di aumentati fabbisogni o carenze specifiche, è improbabile che l’aumentato apporto di certi nutrienti (attraverso la dieta o integratori specifici) possa rafforzare le difese immunitarie oltre il normale stato di salute.

5) L’uso terapeutico della vitamina C contro il coronavirus è stata oggetto di studio soprattutto nel trattamento di pazienti ospedalizzati in terapia intensiva. A tal proposito, i medici hanno studiato prevalentemente gli effetti della vitamina C somministrata per via endovenosa.

6) Rispetto alla vitamina C assunta per via orale, la vitamina C somministrata per via endovenosa può portare a concentrazioni plasmatiche di acido ascorbico da 30 a 70 volte superiori 1.

Pertanto, sebbene esistano diverse prove preliminari a sostegno della vitamina C endovenosa nel trattamento/prevenzione dei casi più gravi di COVID-19, anche ammesso che queste evidenze fossero confermate da studi più ampi, nessun integratore alimentare potrà sostituirsi alla terapia endovenosa.

Recenti Sviluppi

A febbraio 2021 è stato pubblicato uno studio su 76 pazienti con malattia da Coronavirus 2019, di cui 46 trattati con vitamina C ad alto dosaggio (6 g di infusione endovenosa 2 volte al giorno il primo giorno e una volta al giorno per i successivi 4 giorni) e 30 con terapia standard da sola 2.

La somministrazione di vitamina C ad alto dosaggio ha ridotto dell’86% il rischio di mortalità a 28 giorni, riducendo anche la necessità di ossigeno e abbreviando la degenza ospedaliera.

Tuttavia, in generale mancano prove convincenti a sostegno dell’uso terapeutico della vitamina C in pazienti con COVID-19 grave e non è possibile fornire raccomandazioni su questa base 3, 4.

In uno studio di coorte retrospettivo, la vitamina C per via endovenosa ha migliorato alcuni marcatori associati alla gravità della COVID-19 in pazienti seguiti in terapia intensiva 5.

Tuttavia, i benefici nel ridurre i tassi di mortalità (44% vs 60%) e il bisogno di farmaci vasopressori sono stati considerati non statisticamente significativi. Inoltre, la durata della degenza in terapia intensiva e la necessità di ventilazione non differivano nei due gruppi.

In un altro studio RCT, la vitamina C per via endovenosa alla dose di 12 g/die, in aggiunta alla terapia standard, non ha ridotto l’insufficienza d’organo o i tassi di mortalità a 28 giorni tra i partecipanti ricoverati in ospedale con COVID-19 da moderata a grave 6.

Rispetto al placebo, è stata osservata una tendenza verso un calo meno sostanziale della funzionalità degli organi durante i giorni 0-3, nonché un miglioramento leggermente maggiore nei giorni 3-5. Tuttavia, queste differenze non hanno raggiunto la significatività statistica.

Conclusioni delle meta-analisi

Secondo una meta-analisi di 19 studi (15 dei quali hanno usato la via endovenosa) su quasi 3.000 partecipanti con COVID-19, la somministrazione di vitamina C non è stata in grado di migliorare gli esiti clinici della malattia 7.

In particolare, non ha avuto benefici nel ridurre la durata dell’ospedalizzazione e la necessità di ricorrere alla terapia intensiva o alla ventilazione assistita.

Tuttavia, si è osservata una tendenza alla riduzione della mortalità generale per tutte le cause (-19%) rispetto al gruppo di controllo.

Tale riduzione era maggiore quando la vitamina C veniva combinata con altri agenti terapeutici (-28%), mentre il rischio di mortalità aumentava in maniera non significativa (+7%) quando la vitamina C veniva usata come monoterapia.

Un’altra meta-analisi di 15 studi (9 osservazionali e 6 RCT) ha concluso che la somministrazione di vitamina C ad alte dosi era associata a migliori risultati clinici nei partecipanti con COVID-19 8. In particolare, era associata a una probabilità inferiore di mortalità (-46%) e di sviluppare una forma grave (-37%).

Secondo un’ulteriore meta-analisi di 19 studi (10 RCT e 9 osservazionali), la somministrazione di vitamina C è stata associata a miglioramenti in alcuni esiti clinici negli adulti ricoverati in ospedale con COVID-19 9. Nel dettaglio:

  • è risultata associata a una probabilità inferiore del 52% di mortalità ospedaliera a un mese;
  • ha ridotto il rischio di mortalità intraospedaliera soltanto negli studi RCT (ma non negli studi osservazionali), quando somministrata per via orale e quando somministrata da sola;
  • era associata a tassi inferiori di danno renale acuto (28%) rispetto ai partecipanti a cui non era stata somministrata (45%).
  • ha aumentato leggermente (+2 giorni) la durata del ricovero in terapia intensiva.

Vitamina C e Sistema Immunitario

La vitamina C è un nutriente essenziale che, tra le sue numerose funzioni, contribuisce anche alla difesa immunitaria.

Sappiamo che questa vitamina è altamente concentrata nelle cellule immunitarie e che le infezioni possono ridurre i livelli di vitamina C a causa dell’aumentato fabbisogno da parte del sistema immunitario 10.

In generale, la vitamina C è necessaria per uccidere i microbi e frenare l’infiammazione in eccesso.

Le carenze di vitamina C possono compromettere l’immunità e aumentare la suscettibilità alle infezioni.

La carenza di questa vitamina negli Stati Uniti è stimata dal 5 al 17% della popolazione. I fumatori sono ad alto rischio di sviluppare una carenza di vitamina C 11, 12.

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Vitamina C e Infezioni respiratorie

Nel corso degli anni sono state accumulate prove sulla capacità della vitamina C di prevenire e trattare le infezioni respiratorie e sistemiche 10, 13, 14.

In merito al raffreddore, l’integrazione preventiva di vitamina C (da 0,25 a 2 g/giorno) 15:

  • non sembra ridurre il rischio di raffreddore negli adulti;
  • dimezza il rischio di raffreddore nelle persone esposte a un intenso stress fisico (ad esempio corridori di maratona, sciatori o soldati in condizioni subartiche);
  • riduce inoltre la durata del raffreddore dell’8% negli adulti e del 14-18% nei bambini. Diminuisce anche la gravità del raffreddore in tutte le popolazioni, con un beneficio maggiore nei bambini rispetto agli adulti.

Un’importante meta-analisi ha studiato gli effetti della supplementazione di vitamina C sulla prevenzione (2.335 pazienti) e sul trattamento (197 pazienti) della polmonite. Secondo questo studio, l’integrazione preventiva può ridurre l’incidenza della polmonite dell’80%. Per quanto riguarda il trattamento, la vitamina C può ridurre la durata, la gravità e la mortalità della polmonite.

Ciò detto, gli Autori hanno sottolineato la scarsa qualità della maggior parte degli studi inclusi nella meta-analisi 16.

Una meta-analisi del 2019 che includeva 3.135 bambini ha scoperto che la vitamina C non ha prevenuto le infezioni del tratto respiratorio superiore ma ne ha ridotto la durata 17.

Uno studio su oltre 1.500 donne ha associato un’elevata assunzione di vitamina C con una ridotta incidenza di infezioni del tratto respiratorio superiore 18.

In oltre 19.000 uomini, i livelli elevati di vitamina C nel sangue erano correlati a una ridotta incidenza di diverse condizioni respiratorie, tra cui malattie respiratorie croniche, polmonite e cancro ai polmoni 19.

Per approfondire, consigliamo la lettura di:

Benefici per i Pazienti Ospedalizzati

I livelli di vitamina C diminuiscono drasticamente nei pazienti critici 20.

Mentre 100 mg/die di vitamina C possono mantenere un livello plasmatico normale in una persona sana, per aumentare i livelli plasmatici di vitamina C dei pazienti critici, riportandoli entro il range di normalità, sono necessarie dosi molto più elevate (1-4 g/die) 20, 21.

Una meta-analisi di 12 studi su 1.766 pazienti in terapia intensiva ha rilevato che la vitamina C ha ridotto la permanenza in terapia intensiva in media del 7,8% 20.

In altri sei studi, la durata della degenza in terapia intensiva è stata ridotta dell’8,6% in seguito alla somministrazione orale di vitamina C a dosi di 1-3 g/die.

In tre studi in cui i pazienti necessitavano di ventilazione meccanica per oltre 24 ore, la vitamina C ha ridotto la durata della ventilazione meccanica del 18,2%.

Un’altra meta-analisi di otto studi ha rilevato che la vitamina C ha ridotto la durata della ventilazione meccanica nei pazienti che richiedevano la ventilazione più lunga 22.

Un recente studio ha dimostrato che la somministrazione endovenosa di vitamina C (50 mg/kg in acqua al 5% di destrosio, somministrati ogni 6 ore per 96 ore) ha ridotto significativamente del 30% il tasso di mortalità dei pazienti settici con sindrome da distress respiratorio acuto 23.

Uno studio su 21 pazienti con COVID-19 in condizioni critiche ha osservato che i livelli sierici di vitamina C (e vitamina D) erano bassi nella maggior parte dei pazienti. Gli 11 pazienti sopravvissuti avevano livelli sierici medi di acido ascorbico quasi doppi rispetto ai pazienti deceduti (29,1umol/l vs 15,4 umol/l).
Gli Autori sottolineano che l’età avanzata e il basso livello di vitamina C sono apparsi fattori di rischio co-dipendenti per la mortalità 24

Vitamina C e Infiammazione

La cosa peggiore del coronavirus COVID-19 è che i pazienti suscettibili possono sviluppare una polmonite grave, che progredisce nella sindrome respiratoria acuta grave (SARS) o nell’insufficienza polmonare 25.

La vitamina C somministrata per infusione non è riuscita a ridurre l’infiammazione e il fallimento polmonare in uno studio clinico su 167 persone con sepsi e insufficienza polmonare acuta (ARDS), ma ha ridotto il tasso di mortalità 23.

La stessa terapia è stata efficace in due giovani donne con sindrome da distress respiratorio acuto causata da infezioni virali e batteriche 26, 27.

I pazienti con COVID-19 che sono ammessi in terapia intensiva tendono a mostrare livelli elevati di TNF-alfa e altre citochine infiammatorie 28.

In uno studio clinico su 30 persone con polmonite, l’integrazione con vitamina C ha ridotto le citochine pro-infiammatorie come TNF-α e IL-6 29.

La vitamina C può ridurre direttamente la produzione di specie reattive dell’ossigeno, mantenere la funzione di barriera endoteliale e la vasodilatazione, e attenuare l’infiammazione polmonare e sistemica.

Come Funziona

Somministrazione Orale

Poiché può aumentare i linfociti B e T, si ritiene che la vitamina C possa essere utile per combattere le infezioni 10.

Inoltre, le infezioni causano stress ossidativo, riducendo i livelli di vitamina C. Una maggiore assunzione di acido ascorbico in tali condizioni può garantire la protezione antiossidante, supportare la risposta immunitaria e sopprimere la replicazione virale 30, 31, 32, 10.

Molto spesso, i pazienti con malattie infettive presentano un livello insufficiente di vitamina C a causa dell’aumentato consumo metabolico 33.

Il ruolo della vitamina C nei polmoni è particolarmente importante. Non a caso, nell’albero respiratorio raggiunge concentrazioni fino a 30 volte superiori a quelle del sangue 34.

La vitamina C è essenziale per la risposta antivirale nella fase iniziale dell’influenza e una sua carenza può peggiorare il danno polmonare 35, 36.

Somministrazione Endovenosa

Il meccanismo d’azione dell’acido ascorbico somministrato per via endovenosa non è ancora chiaro.

Gli altissimi livelli di acido ascorbico nel sangue, raggiunti grazie a questa via di somministrazione, potrebbero creare radicali liberi che distruggono cellule tumorali, virus e batteri.

Numerosi studi hanno scoperto che la vitamina C ad alti dosaggi uccide i virus. Questa conclusione è tuttavia basata su esperimenti in vitro, dove in presenza di rame e/o ferro, dosi elevate di Vitamina C hanno mostrato attività pro-ossidante e virucida 37, 38.

Sul fronte opposto, un’altra possibilità è che la vitamina C endovenosa vada a potenziare la difesa antiossidante del corpo, e aiuti a spegnere l’infiammazione.

Funziona?

Nei pazienti ospedalizzati

Nel 2020, alcuni rapporti preliminari suggerirono che la vitamina C per via endovenosa poteva aiutare le persone che soffrono di forme gravi di coronavirus COVID-19. Di conseguenza, la vitamina C per via endovenosa apparse in alcune linee guida di terapia intensiva COVID-19, come presso la Eastern Virginia Medical School.

Uno dei primi case report ha descritto l’esperienza con una donna di 74 anni che presentava febbre, tosse, mancanza di respiro, ridotta ossigenazione del sangue e segni di polmonite all’esame fisico e radiologico.

Dopo 6 giorni dal ricovero, la paziente ha sviluppato ARDS (Sindrome da distress respiratorio acuto) e shock settico, per i quali sono stati avviati la ventilazione meccanica e il supporto pressorio, insieme all’infusione di vitamina C per via endovenosa ad alte dosi. Il paziente è migliorato clinicamente ed è stato possibile interrompere la ventilazione meccanica entro 5 giorni 39.

Sulla base di questi rapporti e degli studi presenti in letteratura, uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet ha elencato l’infusione di vitamina C come potenziale terapia di salvataggio per casi critici di infezione da Sars-COV-2 40.

Per determinare in modo definitivo se la terapia con vitamina C endovenosa è utile per il trattamento della COVID-19 è necessaria una serie di studi in doppio cieco controllati con placebo. Questi studi si stanno accumulando, ma i risultati sono contrastanti.

In uno studio svoltosi a Wuhan, in Cina, su 54 pazienti ventilati, la somministrazione di vitamina C per via endovenosa alla dose di 24 g/die per 7 giorni ha ridotto l’infiammazione e migliorato la funzione polmonare, ma non è riuscita a ridurre la necessità di ventilazione meccanica invasiva. Tuttavia, nel sottogruppo die pazienti più gravi, il tasso di mortalità a 28 giorni è stato del 22% contro il 52% 41.

In uno studio inglese su pazienti in terapia intensiva, la somministrazione di 1 grammo di vitamina C per via endovenosa ogni 12 ore insieme ad anticoagulanti ha ridotto la mortalità del 30% (29% vs. 41%) 42.

Secondo un altro studio svoltosi a Wuhan, la vitamina C endovenosa ha il potenziale vantaggio di attenuare l’iperinfiammazione riducendo i livelli di diversi marker infiammatori nei pazienti con COVID-19 grave 43.

I benefici della vitamina C potrebbero essere maggiori se il trattamento viene iniziato precocemente in ambito ospedaliero, per limitare l’aggravamento della malattia nella fase iniziale della polmonite da COVID-19 44.

Altri studi non hanno osservato benefici rispetto ai trattamenti standard 45.

Secondo una revisione pubblicata a novembre 2021, l’attuale livello di evidenza degli studi RCT suggerisce che l’intervento endovenoso con vitamina C può migliorare i parametri di ossigenazione, ridurre i marcatori infiammatori, ridurre i giorni di degenza in ospedale e ridurre la mortalità, in particolare nei pazienti più gravemente malati 46.

Alte dosi di supplementazione orale di vitamina C possono invece migliorare il tasso di recupero nei casi meno gravi.

Nei pazienti non gravi

Uno studio su 214 pazienti adulti (età media 45,2 anni) positivi trattati ambulatorialmente ha confrontato l’efficacia dei seguenti trattamenti di 10 giorni 47:

  • gluconato di zinco (50 mg/die)
  • acido ascorbico (8.000 mg/die, da dividere in 2-3 volte al giorno con i pasti)
  • zinco + vitamina C (50 mg/die + 8.000 mg/die)
  • standard di cura.

I pazienti che hanno ricevuto le cure abituali senza integrazione hanno ottenuto una riduzione del 50% dei sintomi dopo una media di 6,7 giorni.

Lo stesso risultato è stato raggiunto dopo una media di 5,5 giorni nel gruppo con acido ascorbico, 5,9 giorni nel gruppo con gluconato di zinco, e 5,5 giorni nel gruppo di associazione.

Gli Autori concludono che il beneficio della vitamina C e dello zinco (da soli o in associazione) è nullo, a causa del basso livello di significatività del risultato.

Tuttavia, lo studio presenta diverse carenze metodologiche, e analizzando i dati in un’ottica diversa si scopre che la vitamina C ha aumentato il tasso di recupero del 70% 48.

Non esistono integratori, né strategie alimentari o modifiche dello stile di vita in grado di offrire una protezione certa dalla COVID-19. Le misure più importanti da adottare con finalità preventive includono il distanziamento fisico, noto anche come distanziamento sociale, e pratiche igieniche adeguate (come il lavaggio frequente delle mani). Maggiori informazioni sul sito del Ministero della Salute.

Nel Long COVID

Il cosiddetto Long COVID è una sindrome caratterizzato dalla persistenza di sintomi, soprattutto affaticamento e ridotta prestazione fisica, dopo un episodio acuto di COVID-19.

In uno studio RCT, l’integrazione con L-arginina + Vitamina C ha migliorato le prestazioni di camminata e la forza muscolare rispetto al placebo. Inoltre, ha contribuito a migliorare la funzione endoteliale 49.

Dopo 28 giorni, soltanto 2 partecipanti trattati con l’integratore hanno riportato affaticamento persistente, rispetto ai 21 partecipanti nel gruppo placebo.

L’integratore conteneva una combinazione di 1,7 grammi di L-arginina più 500 mg di vitamina C liposomiale, da assumere due volte al giorno per 28 giorni.

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