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Carenza di Vitamina D
La carenza di vitamina D è una condizione molto diffusa, non solo in Italia ma in moltissimi Paesi del mondo.
È stato stimato che dal 20 all’80% delle persone negli Stati Uniti, Canada, Messico, Europa, Medio Oriente e Asia hanno una carenza di vitamina D 2, 3, 4.
Pochissimi alimenti in natura contengono vitamina D.
Le principali fonti alimentari sono il pesce grasso (salmone, tonno, sgombro, sardine), olio di fegato di merluzzo, fegato di manzo, tuorli d’uovo, formaggi e alcuni funghi.
Pertanto, la principale fonte di vitamina D per il corpo umano non è la dieta, ma l’esposizione alla luce solare.
Di conseguenza, la maggior parte dei casi di carenza di vitamina D non dipende da una dieta povera, ma dalla mancanza di esposizione solare 1.
Molti fattori possono contribuire alla carenza di vitamina D. Alcuni di questi includono l’esposizione al sole inadeguata, disturbi intestinali, malattie del fegato, malattie renali, diete vegane rigorose, obesità e alcuni farmaci.

Tieni presente che Vitamina C Suprema ® non è primariamente un integratore di vitamina D. Pertanto, per evitare rischi di sovradosaggio, i livelli di questa vitamina sono stati mantenuti a livelli moderati (800 UI per 2 bustine), utili per il benessere generale ma insufficienti per colmare gravi carenze.
Quanto è Diffusa
Secondo uno studio 5, il 41,6% degli adulti negli Stati Uniti presenta una carenza di vitamina D; questa percentuale sale ulteriormente al 69,2% negli ispanici e all’82,1% negli afro-americani.
In ogni caso, la percentuale di popolazione stimata per avere una carenza di vitamina D varia in base alla soglia utilizzata per definire tale carenza.
| Percentuale di Popolazione statunitense Carente | Definizione di carenza |
|---|---|
| 69,5% | 25(OH)D inferiore a 30 ng/ml 6 |
| 77% | 25(OH)D inferiore a 30 ng/ml 7 |
| 36% | 25(OH)D inferiore a 20 ng/ml 7 |
| 6% | 25(OH)D inferiore a 10 ng/ml 7 |
Analisi del Sangue
Tramite un semplice esame del sangue, è possibile misurare la concentrazione della vitamina D "attivata" nel sangue. Tale valore viene quindi interpretato secondo dei parametri di riferimento.
I valori di cutoff per definire gli stati di insufficienza e carenza variano leggermente a seconda degli studi, e quelli riportati in tabella sono stati usati da molti studi.
| Interpretazione dei livelli ematici di 25(OH)D, 25-idrossivitamina D o calcifediolo | ||
| Definizione | nmol/L | ng/ml |
| Carenza | < 50 | < 20 |
| Insufficienza | 50-75 | 20-30 |
| Eccesso | >250 | >100 |
| Intossicazione | > 375 | >150 |
Gli studi suggeriscono che livelli ematici di 25(OH)D compresi tra 30 ng/ml e 60 ng/ml sono associati a minori rischi di esiti avversi per la salute, comprese malattie cardiovascolari, tumori e malattie autoimmuni 74.
Considerando che la vitamina D viene prodotta attraverso la luce solare, i suoi livelli variano anche in base al periodo dell’anno considerato.
In uno studio svedese, circa il 75% dei soggetti presentava un’insufficienza di vitamina D (< 30 ng/ml) per il 75% dell’anno, mentre una persona su due presentava una carenza di vitamina D (< 20 ng/ml) per il 50% dell’anno 8.
Nonostante la bassa latitudine, uno studio in Turchia ha riportato un’insufficienza di vitamina D nel 75% della popolazione (< 30 ng/ml) 9.
Carenza di vitamina D in Italia
Adulti e Anziani
Per quanto riguarda l’Italia, è stato stimato che il 76% delle donne italiane di età superiore a 70 anni presenta una grave carenza di vitamina D (< 12 ng/ml) alla fine dell’inverno 10.
Nei soggetti istituzionalizzati o con patologie sottostanti, la percentuale di soggetti con ipovitaminosi D era ancora maggiore.
In un altro studio su 608 donne giovani e sane, il 30% è risultato carente di vitamina D (<20 ng/ml) 11.
Un altro studio ha stimato che circa il 28,8% delle donne e il 13,6% degli uomini italiani di età superiore a 65 anni aveva una carenza di vitamina D (<25 nmol/l), mentre questa vitamina era insufficiente (<50 nmol/l) nel 74,9% delle donne e nel 51,0% degli uomini 12.
Carenza di Vitamina D nei Bambini
In uno studio su 113 bambini normopeso e 444 bambini obesi (prepuberali e puberali) 13:
- circa il 70% dei bambini normopeso presentava livelli adeguati (>30 ng/ml);
- solo il 55% dei bambini obesi aveva livelli adeguati (>30 ng/ml).
Un altro studio pediatrico italiano ha rivelato che il 50% degli adolescenti mostrava livelli di vitamina D adeguati (>30 ng/ml) 14.
Cause
La carenza di vitamina D è spesso legata ai seguenti fattori:
- ridotta esposizione solare;
- carenza alimentare;
- ridotta efficienza epatica e/o renale.
Ridotta esposizione solare
La pelle è in grado di sintetizzare la vitamina D a partire dal colesterolo. Tuttavia, affinché tale sintesi si verifichi, la cute dev’essere esposta a una luce solare sufficientemente intensa.
Secondo uno studio, le persone con carnagione chiara (fototipo II) che vivono a 40° di latitudine (più o meno all’altezza della Basilicata) possono ottenere il fabbisogno annuale di vitamina D trascorrendo 15:
- circa 15 minuti al sole tra le 11:00 e le 15:00;
- con viso, braccia e gambe esposti (metà del tempo se in costume da bagno);
- 2 o 3 volte a settimana;
- nei mesi da maggio a ottobre.
Le persone che vivono a latitudini superiori (più a nord) e/o con pelle più scura hanno bisogno di tempi di esposizione più lunghi.
Si tenga presente che:
- a latitudini intorno ai 40 gradi nord, non sono disponibili radiazioni UVB sufficienti per la sintesi della vitamina D da novembre all’inizio di marzo;
- l’applicazione di creme solari con un fattore SPF di 10 riduce la produzione di vitamina D del 90% 16;
- la completa copertura nuvolosa riduce l’energia UV del 50%; l’ombra (compresa quella prodotta da un forte inquinamento) la riduce del 60% 17;
- la radiazione UVB non penetra il vetro, quindi l’esposizione alla luce solare attraverso una finestra non produce vitamina D.
I lavoratori senza un’adeguata esposizione al sole, come i lavoratori interni e i turnisti che lavorano nelle ore notturne (inclusi i professionisti della salute), dovrebbero pertanto essere considerati a rischio di carenza 18.
In Italia, da novembre a marzo l’intensità dei raggi UVB è considerata insufficiente per garantire la sintesi cutanea di vitamina D 19.
Apporto dietetico inadeguato
Il numero di alimenti ricchi di vitamina D è piuttosto esiguo.
L’alimento più ricco di vitamina D è l’olio di fegato di merluzzo, ma anche i pesci, come sgombro, carpa, anguilla, salmone, storione affumicato, trota, pesce spada e tonno forniscono un apporto soddisfacente di questa vitamina.
Il tuorlo d’uovo, alcuni funghi e i cereali per la colazione fortificati forniscono solo una piccola quantità di vitamina D, che viene fornita in minime dosi anche da carne e formaggio.
Le persone che non consumano questi alimenti, come i vegani, hanno un rischio maggiore di sviluppare carenze di vitamina D 20.
Secondo uno studio svolto nel Regno Unito, le concentrazioni plasmatiche di vitamina D erano inferiori nei vegetariani e vegani rispetto ai mangiatori di carne e pesce 21.
Per la sintesi di vitamina D in forma attiva è anche necessario che vi siano adeguati apporti di magnesio con la dieta 20.
Il magnesio abbonda nei cereali integrali e in alimenti come la frutta secca, il cacao, le carni (sia rosse che bianche), le verdure a foglia larga, i latticini e i legumi.
In Italia, la dieta fornisce circa 300 UI di vitamina D al giorno, quindi in inverno, quando l’esposizione al sole è praticamente assente, dovrebbero essere garantiti apporti per 1.200-2.000 UI/giorno 22.
Ridotta efficienza epatica e/o renale
La vitamina D sintetizzata nella pelle, oltre a quella contenuta negli alimenti, risulta biologicamente inattiva e dev’essere elaborata dall’organismo, prima nel fegato e successivamente nei reni.
Nel fegato, la vitamina D viene convertita in calcidiolo (25-idrossivitamina D [25(OH)D]), che rappresenta la principale forma circolante e che viene dosata per valutare lo stato della vitamina 23.
A sua volta, il calcidiolo viene convertito dai reni in calcitriolo (1,25-diidrossi vitamina D [1,25(OH)2D]), che rappresenta la forma attiva della vitamina D 24.